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Oncologia

Preoccupa l’uso di inibitori di pompa protonica e benzodiazepine tra gli anziani europei

La polifarmacoterapia è una realtà quotidiana per una percentuale considerevole di anziani in Europa: a destare preoccupazione è l’ampio uso di farmaci come inibitori di pompa protonica e benzodiazepine. A evidenziarlo è uno studio retrospettivo di coorte internazionale, condotto in sei Paesi europei (Italia, Belgio, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito), basato sui dati delle prescrizioni dei medici di medicina generale. L’obiettivo era stimare la prevalenza della polifarmacoterapia (definita come la prescrizione di 5 o più classi di farmaci) e analizzare la prescrizione di farmaci noti per il rischio d’abuso o uso inappropriato negli anziani. Dallo studio è emersa un’elevata diffusione della polifarmacoterapia: in quattro dei sei Paesi inclusi, oltre la metà degli anziani era trattato quotidianamente con almeno cinque farmaci. La prevalenza della polifarmacoterapia tra gli over 65 variava dal 22,8% nel Regno Unito al 58,3% in Germania, con l’Italia posizionata al 53,5%. Una...

News dalla letteratura | Cronicità e polifarmacoterapia tecnica
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L’IPEC è utile anche nella recidiva di tumore dell’ovaio

L’IPEC, la chemioterapia intraperitoneale ipertermica, allunga la sopravvivenza in caso di tumore dell’ovaio anche quando c’è una ripresa della malattia dopo un precedente ciclo chemioterapico. Uno studio controllato e randomizzato internazionale ha arruolato 415 donne con tumore dell’ovaio con una ripresa della malattia dopo che erano state sottoposte a 6 mesi di chemioterapia a base di platino più o meno bevacizumab. Venivano assegnate all’intervento chirurgico con IPEC o senza, confrontando poi la sopravvivenza globale. A un follow up mediano di 6,2 anni, era deceduto il 65% delle donne (61% delle trattate con l’IPEC rispetto al 68% dei controlli). L’IPEC migliorava significativamente la sopravvivenza globale (hazard ratio 0,73, limiti di confidenza al 95% da 0,56 a 0,96, p=0,024). La sopravvivenza mediana è stata di 54,3 mesi nelle donne operate con IPEC e di 45,8 mesi nei controlli. A fronte di questa maggiore efficacia, l’IPEC si associava però a una maggiore frequenza di...

News dalla letteratura | Oncologia tecnica
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Farmaci per il dolore neuropatico e rischio di frattura dell’anca

Uno studio caso-controllo condotto in Australia, suggerisce che l’uso dei gabapentinoidi potrebbe associarsi a un aumento del rischio di frattura dell’anca, soprattutto nelle persone fragili e con malattia renale cronica. Lo studio ha preso in esame 28.293 pazienti ricoverati per frattura dell’anca negli ospedali dello stato di Victoria, in Australia, tra il 2013 e il 2018, con l’obiettivo di valutare il legame tra gabapentinoidi e fratture dell’anca, anche in funzione di variabili come età, fragilità e funzionalità renale. Tra i partecipanti, 2.946 (10,52%) erano in trattamento con un gabapentinoide (pregabalin o gabapentin) prima del ricovero per frattura. L’uso di questi farmaci si associava a un aumento del rischio di frattura dell’anca (odds ratio 1,96, limiti di confidenza al 95% da 1,66 a 2,32), anche dopo l’aggiustamento per possibili fattori di confondimento, come l’uso concomitante di altri farmaci attivi sul sistema nervoso centrale, che potevano spiegare l’aumento del...

News dalla letteratura | Cronicità e polifarmacoterapia tecnica
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Batteri resistenti nei malati di tumore

Nei malati di cancro ricoverati in ospedale è maggiore il rischio di avere un’infezione da batteri resistenti rispetto agli altri pazienti. Considerato che in caso di cancro aumenta il rischio di infezioni e che queste possono essere anche gravi, la presenza di germi resistenti rende il quadro ancora più complicato. Un gruppi di ricercatori statunitensi si è chiesto quanto sia frequente questa condizione. Ha così condotto uno studio retrospettivo trasversale in cui sono stati analizzati i batteri isolati in caso di infezione in 4.612.620 pazienti ricoverati, il 6,4% con un tumore. Il tasso di batteri resistenti ai farmaci era significativamente maggiore nei pazienti con cancro rispetto ai controlli, in particolare per quanto riguarda gli enterococchi resistenti alla vancomicina (rapporto dei tassi incidenza 1,95, limiti di confidenza al 95% da 1,84 a 2,07), i produttori ad ampio spettro di betalattamasi, tra cui Escherichia coli e Klebsiella (rapporto dei tassi incidenza 1,48, limiti...

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Chemioterapia in gravidanza in caso di tumore

La decisione di iniziare una chemioterapia durante la gravidanza per la cura di un tumore non pone il feto particolarmente a rischio. La gestione del cancro in gravidanza impone il bilanciamento tra la necessità di trattare la neoplasia materna e la tutela del feto. La tendenza, se possibile, è quella di ritardare la chemioterapia fino al post partum, ricorrendo a un parto programmato anticipato di qualche settimana. In alcuni casi, però, l’inizio della chemioterapia non è procrastinabile ed è analizzando questi che uno studio di coorte condotto in Canada ha valutato l’associazione tra l’esposizione prenatale alla chemioterapia e tre esiti: morbilità e mortalità neonatale (breve termine), disturbi del neurosviluppo e condizioni croniche pediatriche complesse (lungo termine). Su 1.150 donne con tumore in gravidanza, 142 (12,3%) sono state trattate con una chemioterapia nel secondo o terzo trimestre di gestazione. Tra queste si è osservato in effetti un aumento del rischio di morbilità...

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Tumore dell’esofago anche lo schema della terapia conta

La chemioterapia perioperatoria FLOT (fluorouracile, leucovorina, oxaliplatino e docetaxel) somministrata in 4 cicli prima dell’intervento chirurgico e altri 4 dopo l’intervento allunga la sopravvivenza dei pazienti con adenocarcinoma esofageo resecabile rispetto alla usuale chemioterapia preoperatoria a base di carboplatino e paclitaxel associata alla radioterapia. È quanto emerge da uno studio multicentrico controllato e randomizzato condotto in Germania che ha confrontato 221 pazienti con tumore dell’esofago operabile trattati con FLOT e 217 pazienti trattati con chemioradioterapia preoperatoria . La sopravvivenza globale a tre anni era del 57,4% nel gruppo FLOT e del 50,7% nel gruppo di controllo (hazard ratio 0,70, p=0,01). La sopravvivenza libera da malattia è stata del 51,6% nel gruppo FLOT e del 35% nel gruppo di controllo (hazard ratio 0,66). L’analisi ha però riportato riportato un numero maggiore di effetti avversi di grado 3 o superiore tra i pazienti trattati con FLOT...

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Gli anziani che prendono molti farmaci cadono di più

Secondo uno studio di coorte condotto in Giappone, la polifarmacoterapia si associa a un aumento del rischio di cadute negli anziani che ricevono un’assistenza domiciliare. D’altra parte è proprio questa popolazione che ha diverse malattie croniche compresenti, che si gestiscono meglio lasciando l’anziano a casa propria e seguendolo con un servizio domiciliare che deve essere diffuso sul territorio, come per l’appunto è in Giappone e come sempre più si tende a fare anche in Italia. Lo studio, condotto su un campione di 217 anziani ultrassessantacinquenni, di cui 135 in polifarmacoterapia (definita nel protocollo della ricerca come l’uso quotidiano e cronico di 6 o più farmaci), ha valutato diversi esiti clinici, tra cui gli episodi di caduta, i ricoveri ospedalieri e i decessi durante il periodo di follow up. A distanza di un anno, il 34,1% degli anziani in polifarmacoterapia ha riportato almeno una caduta, rispetto al 15,9% di coloro che assumevano meno di sei farmaci (odds ratio...

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Polifarmacoterapia e sicurezza al volante

La polifarmacoterapia sembra associarsi a un aumento del rischio di frenate brusche nei conducenti anziani, suggerendo un legame diretto tra l’assunzione quotidana di più farmaci e la sicurezza alla guida. A evidenziarlo è uno studio statunitense condotto nell’ambito del progetto Longitudinal Research on Aging Drivers (LongROAD), volto a identificare i fattori che influenzano la sicurezza alla guida con l’avanzare dell’età. Sono stati valutati 2.872 guidatori, d’età compresa tra i 65 e i 79 anni, con l’obiettivo di indagare l’associazione tra il numero di farmaci assunti e la frequenza di frenate brusche, un fattore predittivo di incidenti stradali: sono stati analizzati i dati relativi alle terapie farmacologiche in corso dei partecipanti e i comportamenti di guida per un lungo periodo (44 mesi), raccolti tramite dispositivi di registrazione installati sulle lori automobili. Dallo studio è emerso che l’incidenza delle frenate aumentava con il numero di farmaci assunti. I conducenti...

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I farmaci per dormire funzionano meno negli anziani?

La risposta ai farmaci ipnotici sembra variare con l’età, risultando più ridotta negli anziani rispetto ai giovani e rendendo fondamentale una terapia personalizzata che tenga conto di rischi e benefici

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Farmaci ipnotici: la risposta varia con l’età?

La risposta ai farmaci ipnotici sembra variare con l’età, risultando più ridotta negli anziani rispetto ai giovani e rendendo fondamentale una terapia personalizzata che tenga conto di rischi e benefici

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