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Polifarmacoterapia e cascata prescrittiva: opinioni a confronto

3 Feb 2025

FOCUS: Cronicità e polifarmacoterapia

Dopo una certa età è sempre più frequente la polifarmacoterapia, ossia dell’assunzione contemporanea di più farmaci (per definizione almeno cinque). In alcuni casi questa situazione è generata da quella che si chiama cascata prescrittiva che si verifica quando una reazione avversa a un farmaco viene invece erroneamente interpretata come il sintomo di una nuova malattia, portando in tal modo alla prescrizione di ulteriori terapie.
Ma quali sono le opinioni di pazienti e operatori sanitari sulla questione? Uno studio condotto in Irlanda ha cercato di rispondere a questa domanda intervistando 31 persone tra pazienti, caregiver, medici di medicina generale, medici ospedalieri, farmacisti, rappresentanti di organizzazioni professionali e decisori politici. Come prevedibile, le parti coinvolte hanno espresso opinioni contrastanti sulla necessità di assumere più farmaci per la cura di più malattie. Farmacisti e pazienti consideravano i farmaci sempre essenziali: i primi sottolineavano l’importanza di aderire scrupolosamente alle terapie, mentre i secondi vedevano l’assunzione dei farmaci come parte integrante della loro quotidianità. I medici di medicina generale invece avevano un atteggiamento più cauto, evidenziando il precario equilibrio tra rischi e benefici nei pazienti in polifarmacoterapia.
Per quanto riguarda le reazioni avverse e il fenomeno della cascata prescrittiva, medici e farmacisti le ritenevano inevitabili, pur esprimendo preoccupazioni per l’impatto di questi eventi sulla fiducia dei pazienti nei confronti degli operatori sanitari. Pazienti e caregiver accettavano comunque questi rischi come parte della terapia.
Due sono i punti critici emersi. Anzitutto i medici tendevano a non modificare le politerapie salvo in caso di reazioni avverse di rilievo, temendo che qualsiasi variazione prescrittiva potesse risultare più rischiosa che utile. Il secondo punto riguarda la riconciliazione terapeutica dopo la dimissione ospedaliera, cioè il processo con cui il medico di medicina generale verifica la terapia farmacologica prescritta dopo il ricovero, assicurandosi che sia appropriata, sicura e priva di sovrapposizioni o interazioni dannose con le terapie precedenti del paziente. La scarsa comunicazione tra strutture ospedaliere e territoriali rendeva questa attività complessa e rischiosa portando spesso i medici a confermare le terapie prescritte durante il ricovero piuttosto che a metterle realmente in discussione.

In pratica

Da questo studio, pur di piccole dimensioni, emerge la difficoltà dei medici a rivalutare le terapie dei pazienti con conseguente mantenimento della polifarmacoterapia, salvo in caso di danni evidenti. È invece fondamentale valutare con attenzione la necessità di ogni trattamento, mettendo in discussione i farmaci non strettamente essenziali e considerando eventuali modifiche delle terapie in caso di combinazioni potenzialmente pericolose. Importante è poi non prescrivere nuovi farmaci per la comparsa di nuovi sintomi che potrebbero essere invece dovuti a un effetto collaterale delle terapie già in corso. Dal canto loro, i pazienti dovrebbero essere coinvolti attivamente nelle decisioni terapeutiche e informati dell’importanza di una revisione periodica delle cure.

Bibliografia

Jennings A, Doherty A, et al. Stakeholder perceptions of and attitudes towards problematic polypharmacy and prescribing cascades: a qualitative study. Age Ageing 2024; https://academic.oup.com/ageing/article/53/6/afae116/7690092?login=false Conflitti di interesse: