L’immunoterapia sembra essere più efficace della tradizionale chemioterapia nel tumore del polmone. Fino a non molto tempo fa l’unica risorsa per il tumore del polmone non a piccole cellule (la forma più diffusa, che riguarda circa l’85% dei casi di tumore del polmone), a parte l’approccio chirurgico quando praticabile, era il ricorso ai cicli di chemioterapia, con risultati non sempre soddisfacenti.
L’azione dell’immunoterapia nel tumore del polmone
Negli ultimi anni sono diventati disponibili nuovi farmaci che agiscono sbloccando la risposta immune dell’organismo contro il tumore. Questi farmaci sono chiamati inibitori del checkpoint immunitario perché tolgono il freno ai linfociti T, la cui azione viene altrimenti bloccata dal tumore stesso. Si parla quindi di immunoterapia. Questa forma di trattamento si è dimostrata efficace nella cura del tumore del polmone negli adulti ma rimanevano dubbi riguardo al suo effetto nelle persone anziane.
Che cosa è meglio fare in questi casi? Ricorrere alla chemioterapia o usare l’immunoterapia? Una revisione sistematica della letteratura scientifica ha confrontato il risultato dei due trattamenti per giungere alla conclusione che l’immunoterapia migliorava la sopravvivenza rispetto alla chemioterapia e teneva anche più controllata la malattia, rallentandone la ripresa. Ciò a fronte però di effetti avversi rilevanti (vedi anche la news “Stimolare la risposta immunitaria comporta qualche rischio”) che si sono verificati nella metà dei pazienti e che hanno portato all’interruzione del trattamento nel 20% circa dei casi. Questi effetti negativi erano più frequenti se nello schema terapeutico veniva usato più di un farmaco.
L’immunoterapia infine non sarebbe efficace in tutti i casi, la massima efficacia si avrebbe al di sotto dei 75 anni d’età e quando le condizioni di partenza sono migliori.