Come ridurre l’uso degli antibiotici in terapia intensiva

9 Lug 2025

FOCUS: Pediatria

Una maggiore collaborazione tra intensivisti e infettivologi può ridurre in modo significativo il consumo di antibiotici ad ampio spettro nelle unità di terapia intensiva pediatriche, senza compromettere gli esiti clinici.
Secondo quanto emerge da uno studio pre-post quasi sperimentale condotto presso l’Unità di terapia intensiva pediatrica dell’Ospedale di Padova, un programma di antimicrobial stewardship strutturato secondo un approccio handshake è in grado di ridurre in modo significativo il consumo di antibiotici.
Il programma, iniziato a partire da febbraio 2021, si basava su tre punti:

  • aggiornamento e condivisione delle linee guida per la gestione delle infezioni in terapia intensiva
  • presenza quotidiana in reparto degli infettivologi
  • revisione condivisa di tutte le terapie antibiotiche in corso o da adottare.

Questo approccio favoriva un confronto clinico costruttivo tra specialisti in malattie infettive e intensivisti pediatrici, senza l’imposizione di regole o restrizioni.

Come è cambiato il consumo di antibiotici

Nel confronto tra il periodo pre intervento (gennaio 2019-gennaio 2021) e quello post intervento (febbraio 2021-dicembre 2022) si è avuta una riduzione significativa del consumo totale di antibiotici del 3% al mese (p<0,001). L’inversione di tendenza ha interessato in particolari alcuni antibiotici da preservare come:

  • meropenem
  • glicopeptidi
  • piperacillina associata a tazobactam.

Non è invece variato in modo significativo il consumo delle cefalosporine di terza generazione e di amikacina.

A fronte di questo minor uso degli antibiotici non sono emersi esiti negativi per la salute dei piccoli ricoverati, né in termini di mortalità né della frequenza di batteriemie da microrganismi multiresistenti.

In pratica

Come già segnalato anche nella news Il successo della gestione appropriata degli antibiotici, il confronto tra operatori sanitari sanitari è fondamentale per la lotta all’antimicrobico resistenza. In particolare questo studio sottolinea l’importanza di un dialogo costante e strutturato, piuttosto che l’applicazione rigida di regole. L’antimicrobial stewardship consente di ridurre il consumo di antibiotici e di evitare che vengano usati in situazioni non appropriate, preservandone quindi l’utilizzo e l’efficacia.

Bibliografia

Liberati C, Brigadoi G, et al. Revisiting antimicrobial stewardship in the paediatric intensive care unit: insights from an unconventional approach. J Hospital Infection 2025; https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0195670125000519 Conflitti di interesse:
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