Se la terapia con farmaci contro un tumore non è efficace come primo approccio non è detto che non lo sia in uno successivo. Questa morale si potrebbe trarre da uno studio olandese che ha valutato in caso di melanoma in fase avanzata se le terapie fatte in passato possano essere ripetute e con quale efficacia.
L’immunoterapia anti tumorale
In caso di melanoma in fase avanzata l’immunoterapia è un approccio spesso efficace. Lo schema di solito usato prevede due anticorpi monoclonali, l’ipilimumab e il nivolumab, somministrati insieme perché hanno un’azione che si completa, agendo entrambi su molecole e recettori che bloccano la risposta immunitaria dell’organismo al tumore. Grazie alla loro azione i linfociti T non sono più frenati dal tumore e possono quindi esplicare la loro azione difensiva nei confronti del tumore.
Sovente la somministrazione di questi farmaci consente un controllo della malattia, ma in alcuni casi non c’è una risposta al trattamento e in altri la malattia si ripresenta a distanza di tempo, ci si chiede allora quale terapia possa essere adottata e tra le scelte c’è anche quella di riproporre gli stessi farmaci usati in precedenza.
Lo studio olandese
Analizzando i dati relativi a quasi 4.000 pazienti trattati in precedenza con un’immunoterapia per un melanoma, alcuni oncologi olandesi hanno identificato una settantina di casi in cui era stata riproposta l’associazione ipilimumab più nivolumab come terapia in caso di ripresa della malattia. Ebbene, si è osservata una risposta al trattamento in un terzo circa dei casi con un allungamento significativo della sopravvivenza rispetto ad altri approcci. Addirittura in 15 pazienti l’accoppiata di farmaci è risultata efficace quando non lo era stata in precedenza. Ciò a fronte comunque di frequenti eventi avversi associati alla somministrazione dei farmaci, dei quali deve essere preventivamente informato il malato prima di decidere quale terapia adottare.