Sul piano evoluzionistico la resistenza batterica agli antibiotici è facilmente spiegabile: sopravvivono solo i germi che sono in grado di opporsi all’azione degli antibiotici. Questa osservazione spiega anche ciò che appare ovvio ma che andrebbe sempre considerato quando si prende un antibiotico: il modo più efficace per prevenire l’antibiotico resistenza è di non somministrare gli antibiotici, perché finiscono con selezionare i germi resistenti.
Quali accortezze bisogna avere
Poiché ciò non è possibile, dovendo curare le infezioni che in molti casi sono gravi o mortali, bisogna prendere in considerazione tutte le strategie possibili per ovviare a questa situazione. In una lettera pubblicata sulla rivista Lancet Microbe un gruppo di infettivologi tedeschi fa il punto sulle possibilità.
A parte lo sviluppo di nuovi antibiotici, la cui ricerca dovrebbe essere sempre all’ordine del giorno, si può agire tenendo conto proprio dei principi dell’evoluzionismo:
- quando non si può proprio fare a meno di prescrivere un antibiotico bisogna prediligere l’antibiotico che ha i minori tassi di resistenza perché stimola la resistenza attraverso mutazioni in pochi siti del genoma batterico o perché per essere bloccata la sua azione richiede la presenza contemporanea di più mutazioni nel genoma batterico
- un’altra possibile strategia evoluzionistica è di sfruttare i punti deboli dei batteri. A volte lo sviluppo di resistenza a un antibiotico comporta un aumento di sensibilità verso un altro antibiotico (è il caso dello Pseudomonas aeruginosa resistente alla ciprofloxacina, che di solito mostra un’alta sensibilità agli antibiotici aminoglicosidici). Si può quindi pensare di associare più antibiotici tra loro o con altre sostanze non antibiotiche con l’obiettivo di rendere più difficile l’adattamento dei batteri ai farmaci contro di loro
- infine non si deve sottovalutare il ruolo svolto dal microbioma, cioè dai microbi non patogeni presenti nell’organismo (soprattutto a livello intestinale, ma non solo) che da un lato possono competere con i batteri resistenti, ma dall’altro potrebbero a loro volta favorire il trasferimento dei geni della resistenza a batteri patogeni. Si tratta di un equilibrio che è attualmente oggetto di molti studi e che potrebbe essere sfruttato.