Secondo una revisione sistematica con metanalisi, le statine potrebbero avere un’azione positiva sulla mortalità da tumore della mammella e sulla probabilità di recidiva dello stesso.
La possibile azione delle statine sul tumore
Alcuni studi osservazionali, per lo più retrospettivi ma alcuni anche prospettici, hanno avanzato l’ipotesi che le pazienti con tumore della mammella già in trattamento con una statina per la riduzione del rischio cardiovascolare possano trarne una sorta di protezione nei confronti della neoplasia.
A questa osservazione si affiancano i dati sul meccanismo d’azione delle statine. Queste infatti inibiscono l’HMGCR, l’enzima limitante la via metabolica del mevalonato che guarda caso è iperespressa nelle cellule del tumore della mammella. A ciò si aggiunge che in vitro le statine avrebbero effetti pleiotropici, tra cui l’induzione dell’apoptosi cellulare e il blocco della proliferazione cellulare, oltre a proprietà immunomodulatrici.
Ci sono quindi elementi di partenza sufficienti per ipotizzare che le statine possano avere una qualche utilità nella terapia del tumore della mammella.
I risultati della ricerca
Nella revisione sistematica sono stati selezionati 34 studi osservazionali, 29 dei quali retrospettivi e 5 prospettici, per un totale di 689.990 donne con tumore della mammella.
I risultati della metanalisi indicano che le donne che assumevano statine avevano una riduzione del rischio di morte (hazard ratio 0,81, limiti di confidenza al 95% da 0,75 a 0,87) e del rischio di recidiva di tumore (hazard ratio 0,81, limiti di confidenza al 95% da 0,74 a 0,89).
Il maggiore effetto protettivo si aveva con le statine lipofiliche (atorvastatina, simvastatina, lovastatina, fluvastatina, pitavastatina) piuttosto che con le statine idrofiliche (rosuvastatina, pravastatina).


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