Acqua potabile e batteri resistenti agli antibiotici

14 Feb 2025

FOCUS: Antibiotico resistenza

Considerato l’approccio “One Health”, secondo il quale la salute umana, animale e ambientale vanno di pari passo e sono un tutt’uno (“una salute” appunto) ci si può chiedere se l’acqua che beviamo dal rubinetto possa in qualche modo influenzare la diffusione di malattie infettive dovute a batteri resistenti agli antibiotici.
Per analizzare la questione è stata condotta da ricercatori italiani una revisione mirata a individuare gli studi pubblicati in letteratura che fornissero indicazioni sulla presenza di batteri resistenti, o dei geni che consentono loro di acquisire questa loro resistenza, nelle acque degli acquedotti dopo che sono state trattate per renderle potabili.
Un quarto degli studi trovati sono stati condotti in Europa e possono quindi dare un’idea di quanto accade anche in Italia. Nelle acque sono stati identificati diversi batteri multiresistenti, così come diversi geni di resistenza. Alcuni dei trattamenti adottati per garantire la potabilità dell’acqua potrebbero in alcuni casi addirittura favorire la sopravvivenza dei germi resistenti, come potrebbe accadere con la filtrazione a sabbia, con la filtrazione a carbone attivo, o con la clorinazione delle acque.
È possibile quindi che batteri resistenti agli antibiotici arrivino al rubinetto di casa. Ma quali sarebbero i rischi se si beve quest’acqua? Secondo l’OMS sono almeno due: il primo, che in Italia sembra essere molto raro considerati i controlli sulle acque, è l’ingestione di batteri che possono dare infezioni difficili da trattare con gli antibiotici, il secondo è che questi batteri entrino nel microbioma intestinale potendo così trasferire i loro geni di resistenza ad altri germi patogeni, che possono cioè causare infezioni.

In pratica

I dati di questo studio sottolineano, una volta di più, che l’ambiente in cui viviamo è parte integrante della nostra salute: se si diffondono germi resistenti questi possono ritrovarsi anche nelle acque potabili, con i rischi connessi. Ancora una volta quindi bisogna partire dal concetto di usare gli antibiotici solo quando davvero necessario e per il tempo adeguato, non oltre, solo così si ridurrà la pressione selettiva che facilita la comparsa dei ceppi resistenti e la loro successiva diffusione nell’ambiente.

Bibliografia

Federigi I, Bonetta S, et al. A systematic scoping review of antibiotic-resistance in drinking tap water. Environmental Research 2024; https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935124019820 Conflitti di interesse: