Cani e gatti di strada albergano batteri che possono partecipare alla diffusione della resistenza agli antibiotici anche da parte di microbi che causano malattie umane.
È sempre più chiaro che il fenomeno della antibiotico resistenza può essere valutato e contrastato solo se si considerano insieme, in una visione One Health, il mondo umano, quello animale e l’ambiente perché i microbi sono diffusi ovunque e non ci sono barriere o limiti per la diffusione dei geni che contengono le istruzioni per la resistenza ai farmaci.
Se molti studi recenti si sono concentrati sugli animali da allevamento (leggi anche la news “Troppi antibiotici nel mondo per gli animali d’allevamento”), sugli animali da compagnia e su quelli selvatici (leggi anche la news “Batteri resistenti si ritrovano anche negli animali selvatici”), meno informazioni sono disponibili sui cani e sui gatti randagi, frequenti nei nostri paesi e nelle nostre città.
La resistenza agli antibiotici negli animali randagi
Cani e gatti che vivono per strada rappresentano una cartina al tornasole per studiare la diffusione della resistenza batterica. Proprio perché randagi, infatti, non sono mai stati curati con gli antibiotici. Eppure i batteri che li abitano possono avere i geni della resistenza agli antibiotici. Sapere quanto è frequente questo fenomeno aiuta ad avere un quadro globale dell’andamento della antibiotico resistenza e a porre in atto eventuali azioni mirate.
I batteri che infettano cani e gatti sono per lo più diversi da quelli che infettano l’uomo, ma in alcuni casi le specie sono le stesse, per cui può aversi una zoonosi, una malattia cioè trasmessa dall’animale all’uomo (o viceversa). Il problema che si pone è duplice: da un lato potersi infettare, dall’altro avere a che fare con germi resistenti che non rispondono agli antibiotici abituali.
Le feci e le urine degli animali di strada contengono batteri che possono resistere nel suolo, nell’acqua o nell’aria e questa contaminazione può avere conseguenze sulla salute pubblica, specie nelle aree molto popolose.
Una ricerca condotta a Napoli
Per controllare il numero di cani e gatti randagi, la ASL Napoli 1 ha attivato una campagna per la loro sterilizzazione. Duecentotrenta animali, tra cani e gatti, catturati per la sterilizzazione sono stati anche i protagonisti di uno studio che mirava a capire quali batteri albergassero sulla loro pelle o mucose e se questi batteri fossero resistenti agli antibiotici.
I campioni prelevati venivano coltivati in laboratorio per vedere la presenza e la crescita di colonie batteriche e veniva fatto anche un antibiogramma per valutare la sensibilità o la resistenza a diversi antibiotici.
Sia nei cani sia nei gatti i batteri isolati sulla cute o sulle mucose erano soprattutto Gram positivi (oltre il 90% dei casi) e la percentuale di microbi multiresistenti agli antibiotici era preoccupante: 81% dei batteri isolati nei cani e 61% di quelli isolati nei gatti.



