Conta l’età nella terapia adiuvante del tumore del colon-retto

4 Nov 2025

FOCUS: Oncologia

Anche l’età conta quando si deve decidere se iniziare una terapia nei malati di tumore.
L’invecchiamento della popolazione, tipico dei Paesi occidentali, dovuto al progressivo allungamento della spettanza di vita (ben superiore agli 80 anni in Italia) ha aumentato anche il numero di anziani malati, spesso di tumore. Trattandosi di persone in molti casi fragili nelle cure bisogna sempre considerare i possibili rischi e i potenziali benefici che potrebbero essere diversi in base all’età e alle motivazioni. Lo ricorda uno studio coreano che ha analizzato la risposta alla terapia nelle persone anziane con un tumore del colon-retto.

Il tumore del colon-retto

In Italia ogni anno vengono diagnosticati quasi 50.000 casi di tumore del colon-retto, la neoplasia più frequente in assoluto dopo il tumore della mammella. La chirurgia e le altre terapie antitumorali hanno modificato la prognosi, allungando significativamente la sopravvivenza, tanto che si stima che in Italia siano quasi mezzo milione le persone che vivono dopo aver avuto il tumore. Questi passi avanti sono dovuti anche ai programmi di screening che consentono di riconoscere il tumore in fase molto precoce e di agire così su forme meno invasive. Lo screening prevede la ricerca ogni due anni del sangue occulto nelle feci nelle persone tra i 50 e i 69 anni e il successivo ricorso a una colonscopia.
La fascia d’età più colpita è quella tra i 60 e i 75 anni.

Lo studio sull’efficacia della terapia

Un gruppo di ricercatori coreani si è chiesto se ci sia una differenza nella risposta alle terapie in base all’età dei malati di cancro del colon-retto (in particolare nelle forme di tumore avanzate). Sono stati analizzati oltre 8.500 pazienti sottoposti all’intervento chirurgico di asportazione del tumore, che poi sono stati trattati con la cosiddetta terapia adiuvante, una chemioterapia che serve a ridurre il rischio di ripresa della malattia. Questa prevede l’uso di vari farmaci ai quali in particolare può esserne aggiunto uno, l’oxaliplatino, che ha dimostrato la sua efficacia. Se però si considera l’età dei pazienti si vede che l’aggiunta del farmaco allunga la sopravvivenza nelle persone fino ai 70 anni d’età, mentre non darebbe alcun beneficio sopra tale età.
A che cosa può essere dovuta questa differenza? Più che al mancato effetto, i ricercatori hanno visto che le persone con più di 70 anni più spesso abbandonano la terapia a causa degli effetti avversi e non sono quindi più disposte a continuarla rispetto alle persone più giovani. Ciò corrisponde a un fallimento terapeutico analogo a quello che si avrebbe con un farmaco inefficace.

In pratica

L’efficacia di una terapia può variare in base all’età della persona curata, in particolare bisogna tenere presenti tutti i fattori che possono influenzare una cura, non solo se il farmaco è efficace o meno, ma anche se è ben tollerato e se il trattamento previsto può essere proseguito o meno. Sarà il medico che caso per caso condividerà con il paziente la strategia terapeutica tenendo conto del rapporto rischi/benefici e della qualità di vita.

Bibliografia

Bong J, Lee H, et al. Older age threshold for oxaliplatin benefit in stage II to III colorectal cancer. JAMA Netw Open 2025; https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2837317 Conflitti di interesse:
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