Evitare gli inibitori di pompa con l’immunoterapia antitumorale?

1 Set 2025

FOCUS: Oncologia

Alcuni farmaci potrebbero interferire con l’efficacia dell’immunoterapia nei tumori. Poiché il microbiota intestinale sembra giocare un ruolo nel consentire l’adeguata attività dei farmaci antitumorali che stimolano il sistema immunitario, si è ipotizzato che l’uso di medicinali che possono alterare la flora microbica, come gli antibiotici e gli inibitori di pompa protonica usati per contrastare l’acidità gastrica e le sue conseguenze, modifichi anche l’efficacia della terapia antitumorale.

I risultati dell’immunoterapia antitumorale

L’avvento in terapia degli inibitori del check point immunitario (vedi news Melanoma: le promesse dell’immunoterapia e L’immunoterapia allunga la vita nel tumore del polmone) ha cambiato in molti casi le prospettive di chi soffre per un tumore. In particolare questi farmaci sono risultati efficaci su vari tumori solidi come il melanoma, la forma più comune di tumore del polmone e i tumori uroteliali.
L’immunoterapia antitumorale mira a risvegliare le difese naturali dell’organismo contro le cellule tumorali ed è sempre più usata: provata all’inizio nelle forme avanzate di malattia, ora viene proposta anche in fasi più precoci, vista la sua efficacia, che può però essere ridotta dall’uso contemporaneo di altri farmaci.
Si sa per esempio che l’uso dei cortisonici durante il trattamento ha un effetto negativo.

Gli inibitori di pompa protonica e l’immunoterapia

Ora sotto la lente della ricerca sono gli inibitori di pompa protonica, farmaci ampiamente usati per i disturbi gastrici (dal reflusso gastro-esofageo all’ulcera, alla prevenzione del sanguinamento gastrico, vedi anche il Minidossier “Inibitori di pompa protonica: uso appropriato e reazioni avverse”). Poiché infatti alterano il microbioma, la loro azione potrebbe interferire con quella degli inibitori del check point immunitario, riducendone l’efficacia.
Una revisione sistematica condotta da ricercatori italiani ha voluto fare chiarezza su questo punto. Sono stati identificati nella letteratura scientifica sette studi sull’argomento, con migliaia di partecipanti, che sono stati sottoposti a un’analisi cumulativa.
L’uso degli inibitori di pompa protonica si associava a una tendenza all’aumento del rischio di progressione della malattia tumorale, anche se questa differenza non raggiungeva la significatività statistica e dovrà quindi essere confermata da studi prospettici in cui confrontare due gruppi di malati trattati con l’immunoterapia e al contempo con gli inibitori di pompa o senza. Si osservava comunque un aumento del 18% del rischio di morte se si faceva un uso contemporaneo di questi farmaci.

In pratica

L’osservazione dei ricercatori italiani spinge a realizzare nuovi studi che possano chiarire se realmente l’uso degli inibitori di pompa sia da sconsigliare durante i trattamenti immunoterapici per non ridurne l’efficacia. Vale ovviamente il principio di cautela per cui nell’attesa di dati certi è sempre meglio evitare associazioni di farmaci su cui ci siano dubbi, come in questo caso.

Bibliografia

Ciappina G, Ottaiano A, et al. Impact of proton pump inhibitor use on progression-free and overall survival in cancer patients undergoing immune checkpoint inhibitor therapy: a systematic review and meta-analysis of recent studies. Cancers 2025; https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12248532/ Conflitti di interesse:
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