Negli ultimi anni, anche in Italia, il ricorso ai farmaci stimolanti per trattare il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) è in crescita. L’ultimo rapporto OsMed (il documento annuale dell’Agenzia Italiana del Farmaco che analizza l’uso dei farmaci nella popolazione italiana) segnala un aumento significativo delle prescrizioni, soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Proprio per questo motivo si discute sempre più spesso della loro sicurezza nel lungo periodo.
Uno degli aspetti più delicati riguarda la possibile comparsa di sintomi psicotici (come allucinazioni o pensieri non realistici) o di disturbi dell’umore importanti, come il disturbo bipolare a seguito della terapia con farmaci stimolanti. Si tratta di effetti non frequenti, di cui però, data la gravità, è importante conoscere la frequenza per garantire un uso appropriato dei farmaci.
È stata così condotta un’analisi su oltre 390.000 ragazzi e ragazze con ADHD in trattamento con farmaci stimolanti (amfetamine).
Gli effetti di amfetamine e metilfenidato
Lo studio ha confrontato il rischio di psicosi o disturbi gravi dell’umore associato all’uso delle due categorie di farmaci più usate nell’ADHD: le amfetamine e il metilfenidato, quest’ultimo il principio attivo più utilizzato in Italia per questa condizione.
La comparsa di una psicosi è risultata un evento raro che interessava comunque circa il 3% dei trattati, con un rischio significativamente maggiore con le amfetamine rispetto al metilfenidato. Questi risultati non dimostrano per ora che le amfetamine usate per l’ADHD causino la psicosi, in quanto gli studi disponibili non permettono di stabilire un rapporto di causa-effetto. Tuttavia indicano che la comparsa di sintomi psicotici è possibile, anche se rimane un evento raro.


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