Non sempre i farmaci sono disponibili al dosaggio e nella formulazione adeguata per i bambini. Questa carenza è legata al fatto che molti medicinali non sono stati adeguatamente studiati in ambito pediatrico (vedi anche Farmaci nei bambini ancora troppo poco studiati). Per ovviare al problema spesso si ricorre alla manipolazione dei farmaci autorizzati per l’adulto per esempio dividendo in due le compresse oppure triturandole o sciogliendole in acqua in modo da ridurre la dose e facilitarne l’assunzione.
Queste pratiche, però, possono portare a un errore nella somministrazione della dose corretta, con possibili ricadute sull’efficacia e sulla sicurezza della terapia.
Manipolazione dei farmaci, i dati di letteratura
Una revisione della letteratura scientifica ha analizzato gli studi pubblicati tra il 2000 e il 2024 che riguardano la manipolazione dei farmaci per bocca in età pediatrica, valutando quanto sia diffusa e quali conseguenze possa avere.
È emerso che tra il 15% e il 37% delle somministrazioni di farmaci richiede una manipolazione per la mancanza di una formulazione specifica per i bambini. Le manipolazioni più comuni sono:
- taglio della compressa, lungo la linea di divisione presente sulla superficie
- triturazione e dispersione in acqua della compressa intera o di una sua parte
- apertura di una capsula e dispersione del suo contenuto in acqua
- nelle formulazioni in gocce mescolarle a bevande o cibo
Anche operazioni apparentemente semplici come queste possono generare errori in quanto:
- il principio attivo potrebbe non essere distribuito in modo uniforme nella compressa, per cui le due metà non contengono la stessa quantità di farmaco
- la triturazione può causare perdita di sostanza attiva, per cui la dose di farmaco somministrata è inferiore a quella prescritta
- la dispersione in acqua può essere inefficace se il farmaco è poco solubile, compromettendo la dose realmente assunta.
Alcuni casi emblematici
Tra i casi segnalati nella revisione, si segnala la manipolazione della proclorperazina, un antiemetico, utilizzata nel bambino dopo triturazione della compressa e successiva dispersione in acqua. Tuttavia, la scarsa solubilità del farmaco in questa forma comporta un assorbimento insufficiente, con peggioramento dei sintomi.
Un altro studio ha analizzato la manipolazione di compresse di acido acetilsalicilico pediatriche (peraltro da non usare sotto i 16 anni d’età per il rischio di sindrome di Reye). La dispersione in acqua per ottenere una dose parziale ha mostrato grandi variazioni nella quantità effettivamente somministrata, in alcuni casi fino al 97% in meno rispetto alla dose teorica. Le differenze dipendono dalla tecnica di dispersione, dal tipo di compressa e persino dal tipo di siringa usata per prelevare la dose.