La polifarmacoterapia psicotropa, in particolare l’uso di farmaci ipnoinducenti, può rallentare il recupero motorio nei pazienti colpiti da ictus. Lo rileva uno studio di coorte giapponese che accende i riflettori sulla gestione farmacologica nella fase di riabilitazione post ictus. La polifarmacoterapia psicotropa, ovvero l’uso combinato di più farmaci come benzodiazepine, ipnotici, antipsicotici e antidepressivi, è una pratica frequente nella popolazione anziana colpita da ictus con i relativi effetti avversi, cui può aggiungersi la capacità di recupero della deambulazione.
L’associazione tra psicofarmaci e ridotta capacità di ripresa
Lo studio retrospettivo, condotto tra il 2020 e il 2022, ha riguardato 559 pazienti colpiti da ictus (età media 75,5 anni), ricoverati in una struttura specializzata nella riabilitazione. Al momento del ricovero il 25,4% dei pazienti era in terapia con almeno un farmaco psicotropo, tra cui benzodiazepine, ipnotici, antipsicotici e antidepressivi.
L’obiettivo era valutare l’associazione tra l’impiego degli psicofarmaci e il livello di indipendenza nella deambulazione alla dimissione, condizione chiave dell’efficacia del percorso riabilitativo.
Meno mobilità per chi assume farmaci psicotropi
I risultati mostrano che all’aumentare del numero di farmaci psicotropi assunti corrisponde una minore autonomia nella camminata al momento della dimissione. In particolare, ogni farmaco psicotropo aggiuntivo si associa a una riduzione significativa dell’indipendenza motoria (odds ratio – OR 0,620, limiti di confidenza al 95% da 0,428 a 0,897).
Il dato più critico riguarda gli ipnotici che mostrano un effetto negativo particolarmente marcato sulla capacità di ripresa della deambulazione (OR 0,331, limiti di confidenza al 95% da 0,154 a 0,708).