Gli inibitori della pompa protonica usati per ridurre l’acidità gastrica, sono oggi prescritti anche nei bambini, anche se nei più piccoli mancano prove solide di efficacia a fronte dei possibili effette avversi. Uno studio dell’Università di Bologna ha messo in luce il legame tra l’aumento delle prescrizioni pediatriche e un incremento di reazioni indesiderate, in particolare sintomi gastrointestinali e manifestazioni allergiche.
Gli inibitori della pompa protonica
Questi farmaci bloccano la produzione di acido cloridrico nello stomaco, utile per la digestione, ma che nel bambino può risalire nell’esofago causando rigurgiti e fastidi. Ciò accade perché il muscolo che separa lo stomaco dall’esofago (lo sfintere esofageo) è ancora immaturo. Questa manifestazione fisiologica interessa fino al 60-70% dei bambini di 3-4 mesi e si risolve spontaneamente entro l’anno senza l’assunzione di farmaci. Solo in casi più rari il reflusso potrebbe essere causato dalla malattia da reflusso acido e richiedere un intervento farmacologico (vedi anche Inibitori di pompa protonica e infezioni gravi nei bambini).
Sebbene manchino indicazioni specifiche all’uso degli inibitori di pompa protonica nei bambini, negli ultimi vent’anni il loro impiego è aumentato in modo significativo, anche nei primi mesi di vita, quando gli enzimi epatici deputati al loro metabolismo non sono ancora completamente attivi (si ha una loro maturazione completa solo a sei mesi di vita)
Gli effetti avversi
I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 1.300 segnalazioni di sospette reazioni avverse raccolte in Europa tra il 2003 e il 2022 in bambini dalla nascita agli 11 anni d’età. L’aumento delle prescrizioni si è associato a un aumento delle segnalazioni di reazioni avverse nel database di farmacovigilanza europeo EudraVigilance, in particolare disturbi gastrointestinali e reazioni allergiche. Le reazioni più frequenti segnalate sono state vomito, diarrea, stitichezza e dolore addominale, mentre tra le reazioni allergiche sono stati segnalati casi di orticaria, asma, ipersensibilità, fino a reazioni cutanee molto gravi come la sindrome di Stevens-Johnson o la necrolisi epidermica tossica, che in alcuni casi sono state letali. In totale, quasi tre segnalazioni su quattro riguardavano eventi gravi.
Sull’uso degli inibitori della pompa protonica si può leggere anche il minidossier, scaricabile qui