L’importanza dei controlli dopo l’immunoterapia per un tumore

16 Giu 2025

FOCUS: Oncologia

Gli effetti negativi di alcuni farmaci per l’immunoterapia dei tumori possono protrarsi nel tempo e alcune conseguenze possono addirittura comparire dopo oltre un anno dal termine delle cure. Per questo è importante seguire i controlli programmati dal medico e segnalargli subito eventuali nuovi disturbi.

Che cos’è l’immunoterapia dei tumori?

Il nostro organismo, grazie al sistema immunitario, ha capacità di difesa naturali, queste possono agire contro i microbi per contrastare le infezioni, ma anche contro la comparsa di cellule atipiche, quelle cellule che moltiplicandosi danno origine ai tumori. In questo hanno un ruolo fondamentale alcune cellule, i linfociti T.
Si è osservato che in molti tipi di cancro, proprio a causa del tumore, queste difese immunitarie sono frenate. Negli ultimi anni si è perciò sviluppato un filone di ricerca che ha mirato a togliere questo freno, in modo che i linfociti T siano anzi stimolati a combattere le cellule neoplastiche. È nata così una classe di farmaci noti come inibitori del checkpoint immunitario, così detti perché inibendo questo freno favoriscono l’azione delle difese immunitarie.
Queste terapie sono risultate molto efficaci soprattutto in alcuni tipi di tumore come il melanoma, alcune forme di tumore del polmone o il tumore del rene.
Stimolando il sistema immunitario questi farmaci potrebbero però anche avere effetti avversi non solo durante o subito dopo la somministrazione della terapia ma anche a distanza di tempo e di ciò si è occupata una ricerca statunitense.

Che cosa dice lo studio

Un gruppo di oncologi del Massachusetts ha raccolto retrospettivamente le cartelle cliniche di quasi 800 pazienti con tumore trattati con l’immunoterapia tra il 2011 e il 2022, per vedere se nei mesi o negli anni successivi ci fossero stati dei ricoveri dovuti alla comparsa di effetti collaterali gravi imputabili all’uso di questi farmaci.
Si è visto che nella maggior parte dei casi questi disturbi comparivano nei primi mesi dopo la terapia, ma che nel 15% dei casi si manifestavano dopo 6-12 mesi e nell’11% dei casi addirittura dopo un anno. Gli effetti avversi tardivi riguardavano soprattutto il rene e il sangue.

In pratica

La scelta delle terapie per un tumore viene fatta considerando attentamente rischi e benefici di ogni trattamento ed è sempre più personalizzata. L’efficacia degli inibitori del checkpoint immunitario ha cambiato la prognosi per alcuni tipi di tumore ma si associa, come atteso, a effetti avversi che possono comparire anche a distanza di tempo dalla somministrazione dei farmaci. I controlli clinici, degli esami di laboratorio e strumentali consentono al medico di individuare tali circostanze ma è fondamentale che il malato segnali prontamente eventuali nuovi sintomi che potrebbero essere sì legati alla sua malattia, ma anche ai trattamenti che sono stati necessari. Così facendo potranno essere gestiti in modo adeguato anche questi effetti avversi a lungo termine.

Bibliografia

Durbin S, Zubiri L, et al. Late-onset immune-related adverse events after immune checkpoint inhibitor therapy. JAMA Network 2025; https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2831992 Conflitti di interesse:
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