Nelle ricerche condotte sui tumori le donne sono penalizzate, in quanto vengono incluse più raremente degli uomini. Inoltre i tumori tipici delle donne (tumore dell’ovaio e dell’utero) ricevono meno fondi per la ricerca rispetto ai tumori tipici degli uomini.
Una recente ricognizione della letteratura scientifica ha sottolineato come il divario di genere interessi l’intero percorso della ricerca, dalla selezione dei partecipanti agli studi clinici, compresi quelli sui farmaci e quelli sugli altri interventi contro il cancro, fino alla diffusione dei risultati e alla distribuzione dei finanziamenti.
Le disuguaglianze di genere nella ricerca
Per decenni le donne sono state sistematicamente escluse dagli studi clinici, sulla base di pregiudizi culturali, timori legati alla fertilità o alla gravidanza e assunzioni errate secondo cui i risultati ottenuti negli uomini potessero essere automaticamente estesi anche alle donne.
Ancora oggi, nonostante alcuni progressi normativi e scientifici, persistono gravi disuguaglianze nei percorsi della ricerca clinica, che si riflettono in ogni fase: dagli autori delle ricerche, per cui le ricercatrici hanno più difficoltà a ottenere fondi rispetto ai ricercatori, alla selezione delle persone partecipanti agli studi, ai criteri di inclusione, fino alla pubblicazione dei risultati.
Queste disuguaglianze non riguardano solo la rappresentanza femminile negli studi, ma anche la distribuzione delle risorse. Malattie come i tumori ovarici, uterini e cervicali ricevono finanziamenti nettamente inferiori rispetto ad altre patologie oncologiche, nonostante colpiscano milioni di donne nel mondo. L’asimmetria nei finanziamenti si accompagna a una scarsa attenzione alle esigenze specifiche delle donne malate e a un ritardo nello sviluppo di terapie mirate.
Più svantaggi per i gruppi minoritari
A essere maggiormente svantaggiate sono le donne appartenenti a gruppi etnici o di genere minoritari, che non solo accedono meno spesso agli studi clinici, ma sono anche meno rappresentate nella leadership accademica e scientifica. Questo doppio svantaggio – di partecipazione e di rappresentanza – rallenta il progresso medico e contribuisce a perpetuare diseguaglianze di salute già esistenti.