Alcuni bambini e bambine manifestano disagio e sintomi depressivi perché non si riconoscono nel genere che viene loro attribuito alla nascita. Per aiutarli a comprendere la propria identità, può essere proposta – prima dell’inizio della pubertà – una terapia che blocca temporaneamente lo sviluppo. In pratica il corpo viene messo in pausa, impedendo che compaiano i caratteri sessuali secondari – come la crescita del seno nella femmina, la barba o la voce più profonda nel maschio – che per alcuni ragazzi e ragazze sono fonte di disagio. Bloccare temporaneamente la pubertà può permettere loro di riflettere con maggiore serenità sulla propria identità di genere, ma comporta ovviamente possibili conseguenze che devono essere attentamente valutate e discusse.
Efficacia e sicurezza della terapia
La terapia si basa su alcuni farmaci gli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRHa).
Un gruppo di ricercatori italiani ha valutato l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci, raccogliendo e analizzando i risultati di una cinquantina di studi al riguardo pubblicati a oggi nella letteratura scientifica.
Dall’analisi è emerso che la terapia:
- è efficace nel fermare lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari
- contribuisce al miglioramento della salute mentale, riducendo ansia, depressione e pensieri suicidari se alla terapia soppressiva viene fatta seguire una terapia ormonale per affermare il nuovo genere
Tuttavia, sono stati osservati anche alcuni effetti collaterali importanti, come il rallentamento della crescita in altezza o la riduzione della densità ossea fondamentale in fase di sviluppo. Inoltre mancano dati di sicurezza di queste terapie a lungo termine, non si sa per esempio se il trattamento influisca sulla futura fertilità, se aumenti il rischio di osteoporosi e se possa incidere sull’insorgenza di tumori.