Se non si riconosce l’identità di genere rallentare la pubertà aiuta la salute mentale

28 Lug 2025

FOCUS: Pediatria

Alcuni bambini e bambine manifestano disagio e sintomi depressivi perché non si riconoscono nel genere che viene loro attribuito alla nascita. Per aiutarli a comprendere la propria identità, può essere proposta – prima dell’inizio della pubertà – una terapia che blocca temporaneamente lo sviluppo. In pratica il corpo viene messo in pausa, impedendo che compaiano i caratteri sessuali secondari – come la crescita del seno nella femmina, la barba o la voce più profonda nel maschio – che per alcuni ragazzi e ragazze sono fonte di disagio. Bloccare temporaneamente la pubertà può permettere loro di riflettere con maggiore serenità sulla propria identità di genere, ma comporta ovviamente possibili conseguenze che devono essere attentamente valutate e discusse.

Efficacia e sicurezza della terapia

La terapia si basa su alcuni farmaci gli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRHa).
Un gruppo di ricercatori italiani ha valutato l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci, raccogliendo e analizzando i risultati di una cinquantina di studi al riguardo pubblicati a oggi nella letteratura scientifica.
Dall’analisi è emerso che la terapia:

  • è efficace nel fermare lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari
  • contribuisce al miglioramento della salute mentale, riducendo ansia, depressione e pensieri suicidari se alla terapia soppressiva viene fatta seguire una terapia ormonale per affermare il nuovo genere

Tuttavia, sono stati osservati anche alcuni effetti collaterali importanti, come il rallentamento della crescita in altezza o la riduzione della densità ossea fondamentale in fase di sviluppo. Inoltre mancano dati di sicurezza di queste terapie a lungo termine, non si sa per esempio se il trattamento influisca sulla futura fertilità, se aumenti il rischio di osteoporosi e se possa incidere sull’insorgenza di tumori.

In pratica

La terapia con gli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine va proposta agli adolescenti che non si riconoscono nel genere loro attribuito alla nascita solo dopo un’attenta valutazione medica e psicologica in centri specializzati ed è sempre preceduta da un confronto con il bambino o la bambina e la famiglia per fornire tutte le informazioni necessarie e accompagnare verso una decisione consapevole e condivisa.
I risultati di questo studio indicano che tale scelta può condurre a un miglioramento della salute mentale e della qualità di vita ma i pro e i contro devono essere valutati attentamente caso per caso all’interno di équipe multidisciplinari.

Bibliografia

Tornese G, Di Mase R, et al. Use of gonadotropin-releasing hormone agonists in transgender and gender diverse youth: a systematic review. Front Endocrinol 2025; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40438403 Conflitti di interesse:
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