Ridurre la terapia antipertensiva nell’anziano ricoverato in RSA può giovare alle sue funzioni cognitive.
Uno studio di coorte statunitense, condotto in diverse case di riposo per anziani, ha esaminato l’effetto della riduzione o sospensione mirata dei farmaci antipertensivi negli anziani ospiti. In tutto sono stati seguiti 12.644 anziani (età superiore ai 65 anni), residenti in una struttura di lungodegenza da almeno 12 settimane. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno a cui è stato ridotto il numero o la dose dei farmaci antipertensivi, compatibilmente con la situazione clinica, e uno che ha mantenuto il trattamento invariato. Esito primario dello studio era la funzione cognitiva degli anziani, valutata come intatta (CSF=1), leggermente compromessa (CSF=2), moderatamente compromessa (CSF=3) e gravemente compromessa (CSF=4).
Al termine del follow up di due anni, è emerso che il gruppo cui era stata ridotta la terapia antipertensiva aveva un rischio significativamente inferiore di declino cognitivo rispetto a coloro che avevano continuato i trattamenti senza variazioni (odds ratio – OR 0,88, limiti di confidenza al 95% da 0,78 a 0,99). L’effetto è stato ancora più evidente negli anziani con una forma di demenza già in atto, che grazie alla deprescrizione hanno avuto un rallentamento del deficit cognitivo (OR 0,84, limiti di confidenza al 95% da 0,72 a 0,98).
Questi risultati suggeriscono che una riduzione mirata dei farmaci antipertensivi possa avere un effetto protettivo rispetto al declino cognitivo nell’anziano, sottolineando l’importanza di adottare approcci terapeutici personalizzati.
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Antipertensivi e declino cognitivo: i vantaggi della deprescrizione
In pratica
La sospensione mirata dei farmaci antipertensivi non essenziali o non appropriati può proteggere la funzione cognitiva e ridurre i rischi associati alla polifarmacoterapia. La decisione di se e come procedere in tal senso deve considerare il quadro clinico della singola persona, soppesando rischi e benefici di un tale approccio. Sul piatto della bilancia c’è infatti anche il rischio di eventi cardiovascolari maggiori, che è ridotto dalla terapia antipertensiva. Pertanto, ogni decisione riguardante la riduzione della dose o la sospensione di un farmaco antipertensivo deve essere accuratamente valutata e personalizzata in base alle necessità del singolo.