L’IPEC, la chemioterapia intraperitoneale ipertermica, allunga la sopravvivenza in caso di tumore dell’ovaio anche quando c’è una ripresa della malattia dopo un precedente ciclo chemioterapico.
Uno studio controllato e randomizzato internazionale ha arruolato 415 donne con tumore dell’ovaio con una ripresa della malattia dopo che erano state sottoposte a 6 mesi di chemioterapia a base di platino più o meno bevacizumab. Venivano assegnate all’intervento chirurgico con IPEC o senza, confrontando poi la sopravvivenza globale.
A un follow up mediano di 6,2 anni, era deceduto il 65% delle donne (61% delle trattate con l’IPEC rispetto al 68% dei controlli). L’IPEC migliorava significativamente la sopravvivenza globale (hazard ratio 0,73, limiti di confidenza al 95% da 0,56 a 0,96, p=0,024). La sopravvivenza mediana è stata di 54,3 mesi nelle donne operate con IPEC e di 45,8 mesi nei controlli.
A fronte di questa maggiore efficacia, l’IPEC si associava però a una maggiore frequenza di eventi avversi nei 60 giorni successivi all’intervento chirurgico (49% dei casi rispetto a 27%), in particolare anemia (23% rispetto a 14%), epatotossicità (11% rispetto a 9%), squilibri elettrolitici (14% rispetto a 1%) e insufficienza renale (10% rispetto a 1%).
L’IPEC è utile anche nella recidiva di tumore dell’ovaio
FOCUS: Oncologia
In pratica
La chemioterapia intraperitoneale ipertermica va sempre presa in considerazione in caso di intervento chirurgico per un tumore dell’ovaio operabile. La sua aggiunta allunga infatti la sopravvivenza, anche se aumenta a breve il numero degli eventi avversi da dover gestire prontamente.
Bibliografia
Classe J-M, Meeus P, et al. Hyperthermic intraperitoneal chemotherapy for recurrent ovarian cancer (CHIPOR): a randomised, open-label, phase 3 trial. Lancet Oncology 2024; https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(24)00531-X/abstract Conflitti di interesse: 

