In Italia la gestione delle persone in polifarmacoterapia non sempre appropriata è ancora oggi segnata da interventi frammentari e non strutturati.
Si parla di polifarmacoterapia potenzialmente inappropriata quando una persona che è costretta a prendere quotidianamente più farmaci lo fa in modo non adeguato, in termini di quantità di farmaci o di combinazioni. Questo fenomeno è uno dei principali fattori di rischio di reazioni avverse ai farmaci, scarsa aderenza alla terapia e peggioramento dello stato di salute, con inevitabili ripercussioni anche in termini di costi sanitari.
Una revisione sistematica ha raccolto i dati di nove studi sull’argomento condotti in varie aree del Paese per comprendere come viene affrontato il problema in Italia.
Il quadro che emerge è di una situazione diversa a seconda dell’area geografica: la maggior parte delle iniziative analizzate si concentra nelle regioni del Centro-Nord, mentre sono carenti i dati riferiti al Mezzogiorno. Gli stessi studi inclusi si sono focalizzati sulla valutazione di parametri differenti: dal grado di polifarmacoterapia e comorbilità, all’efficacia degli interventi fino all’analisi dell’impatto economico, condotta in due casi. Proprio questi due studi hanno evidenziato una riduzione significativa della spesa sanitaria complessiva in seguito agli interventi di gestione della polifarmacoterapia inappropriata, suggerendo che azioni mirate possano contribuire sia a migliorare la salute dei pazienti sia a contenere i costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
Comun denominatore degli interventi attuati su scala nazionale era il monitoraggio della terapia farmacologica, risultato l’approccio più frequentemente rilevato negli studi (67% dei casi).
Polifarmacoterapia in Italia gestita a macchia di leopardo
In pratica
In Italia, dove la polifarmacoterapia è tra le più alte in Europa, anche per via dell’età della popolazione, gli strumenti disponibili per ridurre la prescrizione inappropriata di farmaci sembrano di non facile applicazione nella pratica quotidiana, fatta eccezione per il monitoraggio farmacologico, che è l’intervento più diffuso. I risultati di questo studio sottolineano l’importanza di rafforzare le politiche sanitarie e di promuovere un impegno collettivo da parte dei decisori politici, dei professionisti sanitari e delle istituzioni per sviluppare approcci condivisi e sostenibili. Gli stessi cittadini sono chiamati a fare la loro parte segnalando eventuali effetti collaterali, informando il medico sull’uso di farmaci da banco o chiedendo chiarimenti in caso di dubbi sulle terapie. Si tratta di azioni semplici ma fondamentali per contribuire a una gestione più sicura delle cure.
Bibliografia

