Aumenta la polifarmacoterapia antipsicotica e con essa i rischi

7 Mag 2025

FOCUS: Cronicità e polifarmacoterapia

Negli ultimi cinquant’anni il ricorso alla polifarmacoterapia con antipsicotici è aumentato in tutto il mondo, nonostante si associ a esiti clinici non sempre migliori e a un carico più elevato di effetti avversi rispetto alla monoterapia.
A sottolineare la portata del fenomeno è una revisione sistematica con metanalisi che ha identificato 517 studi, per un totale di oltre 4,4 milioni di persone, con l’obiettivo di stimare la diffusione della polifarmacoterapia antipsicotica e valutarne l’impatto sulla salute dei pazienti.
Secondo i risultati, il 24,8% dei pazienti in trattamento con antipsicotici riceve una combinazione di più farmaci, con sensibili variazioni in base al contesto clinico: si va dal 5,2% nelle persone con demenza al 33,2% in quelle con schizofrenia. Anche l’area geografica considerata incide notevolmente sulla polifarmacoterapia: mentre in Nord America la prevalenza si attesta intorno al 15%, in Africa raggiunge quasi il 40%.
Lo studio ha inoltre documentato un incremento significativo (p=0,0002) della polifarmacoterapia tra il 1970 e il 2023, con un ricorso più frequente negli adulti rispetto ai più giovani e tra i pazienti ricoverati rispetto a quelli ambulatoriali.
Rispetto alla monoterapia, l’uso combinato di antipsicotici si associava a una maggiore probabilità di ricadute (rischio relativo – RR 1,42, limiti di confidenza al 95% da 1,04 a 1,93) e ricoveri psichiatrici (RR 1,24, limiti di confidenza al 95% da 1,12 a 1,38). A ciò si aggiunge un’incidenza più alta di eventi avversi come sintomi extrapiramidali (RR 1,63, limiti di confidenza al 95% da 1,13 a 2,36), distonia (RR 5,91, limiti di confidenza al 95% da 1,20 a 29,17), necessità di trattamenti aggiuntivi con anticolinergici (RR 1,91, limiti di confidenza al 95% da 1,55 a 2,35), allungamento dell’intervallo QT (RR 0,24, limiti di confidenza al 95% da 0,23 a 0,26) e maggiore rischio di morte da tutte le cause (RR 1,19, limiti di confidenza al 95% da 1,00 a 1,41).

In pratica

La polifarmacoterapia con antipsicotici è una pratica sempre più diffusa, ma non priva di conseguenze. Sebbene venga spesso adottata con l’obiettivo di gestire al meglio i sintomi nei pazienti più complessi o resistenti ai trattamenti, le prove disponibili indicano che i benefici attesi non sempre compensano i rischi. Per questo nella pratica clinica è essenziale riservare l’uso combinato di più antipsicotici ai casi in cui sia realmente necessario, rivedendo periodicamente le terapie e valutando, quando possibile, una graduale riduzione del numero di farmaci utilizzati.

Bibliografia

Højlund M, Köhler-Forsberg O, et al. Prevalence, correlates, tolerability-related outcomes, and efficacy-related outcomes of antipsychotic polypharmacy: a systematic review and meta-analysis. Lancet Psychiatry 2024; https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(24)00314-6/abstract Conflitti di interesse: