Nei reparti di terapia intensiva pediatrica gli antibiotici sono tra i farmaci più utilizzati. Questo perché molti bambini ricoverati hanno effettivamente infezioni gravi da trattare, ma anche perché, in situazioni complesse e critiche, i medici talvolta prescrivono antibiotici anche solo in presenza di un sospetto di infezione, senza attendere conferme diagnostiche. Questo comportamento, per quanto motivato dall’urgenza, può portare a un uso eccessivo di antibiotici e favorire la comparsa di batteri resistenti, più difficili da curare.
Proprio per ridurre il consumo di alcuni antibiotici, che andrebbero riservati a situazioni particolari, nell’Ospedale Universitario di Padova è stato attivato un programma pensato per migliorare la collaborazione tra i medici della terapia intensiva pediatrica e gli specialisti in malattie infettive.
L’approccio “stretta di mano”
Il programma si è basato su un modello chiamato “handshake”, cioè “stretta di mano” per sottolineare l’importanza della collaborazione tra i medici.
In pratica, ogni giorno gli infettivologi facevano visita al reparto di terapia intensiva, per discutere insieme agli intensivisti i casi clinici e decidere in modo condiviso la terapia antibiotica più adeguata per ciascun bambino. È stato valutato il consumo di antibiotici nei due anni prima dell’introduzione di questo programma e nei due anni seguenti. Grazie a una migliore collaborazione e al dialogo l’uso degli antibiotici si è ridotto significativamente senza causare ricadute negative per la salute dei bambini.