Nella terapia di mantenimento nella leucemia mieloide acuta dell’adulto si può dimezzare la dose della citarabina, il farmaco somministrato in questi casi, per ridurre il rischio di effetti avversi senza per questo peggiorare la prognosi. La buona notizia viene da uno studio controllato condotto in Francia.
Che cos’è la leucemia mieloide acuta
La leucemia mieloide acuta è la forma di leucemia acuta più diffusa negli adulti ed è dovuta alla proliferazione incontrollata di una cellula progenitrice nel midollo osseo.
Si manifesta con la comparsa di diversi sintomi come affaticamento, pallore, sanguinamenti, febbre, infezioni.
La cura prevede una chemioterapia iniziale (detta di “induzione”) che mira a ottenere la remissione della malattia, seguita da una chemioterapia di mantenimento, che può essere anche associata a un trapianto di cellule staminali emopoietiche, per ridurre il rischio di ricomparsa della malattia.
I risultati dello studio
Lo studio francese si è focalizzato sulla chemioterapia di mantenimento, che è indubbiamente efficace nel tenere controllata la leucemia, ma che si associa a numerosi effetti avversi, alcuni dei quali gravi (si ha una tossicità midollare con anemia, leucopenia, piastrinopenia, si può avere una neurotossicità, si possono avere alterazioni polmonari) o comunque disturbanti per il paziente (nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, stomatite). La domanda che si sono posti i ricercatori è se si possa dimezzare la dose del farmaco ottenendo gli stessi effetti sulla sopravvivenza ma riducendo la probabilità degli eventi avversi legati al farmaco.
Grazie ai dati raccolti su oltre mille pazienti con la malattia trattati con la dose alta di farmaco o con la dose bassa, si è visto che la sopravvivenza a cinque anni di distanza era identica, qualunque fosse la dose di citarabina somministrata, mentre in effetti erano meno frequenti gli eventi avversi dovuti al farmaco.