Gli antibiotici vanno usati quando servono e l’idea che dosi aggiuntive rispetto a quanto previsto dalle linee guida internazionali possano comunque essere utili è quasi sempre errata. Lo dimostra una revisione sistematica della letteratura scientifica che è stata condotta da un gruppo di ricercatori italiani che hanno deciso di valutare se sia veramente necessaria la somministrazione locale di antibiotici dopo un intervento di cataratta.
L’intervento più diffuso al mondo
Si stima che la chirurgia per risolvere il problema della cataratta nell’anziano sia la procedura chirurgica più praticata al mondo, di sicuro è una delle più diffuse negli ultimi decenni.
L’intervento, che viene eseguito ambulatorialmente in pochi minuti e non richiede il ricovero in ospedale, prevede la rimozione del cristallino, la lente dell’occhio che con il passare degli anni si opacizza rendendo difficile la visione, e la sua sostituzione con una lente intraoculare, il cosiddetto cristallino artificiale. L’intervento è sicuro, anche se ci sono possibili complicanze, non frequenti, la più grave delle quali è l’infezione dell’occhio (endoftalmite in termine tecnico). Per ridurne il rischio, durante l’intervento si procede all’iniezione di antibiotici nella camera anteriore dell’occhio. È pratica comune, però, prescrivere anche la somministrazione di colliri a base di antibiotico nelle settimane successive all’intervento con l’intento di ridurre ulteriormente il rischio infettivo. Ma è davvero utile il ricorso ai colliri o è sufficiente la somministrazione degli antibiotici durante l’intervento?
Meno antibiotici è meglio
La revisione risponde proprio a questa domanda, fornendo una risposta chiara.
Analizzando gli esiti relativi a oltre un milione e duecentomila persone operate di cataratta trattate anche con i colliri antibiotici dopo l’intervento oppure soltanto con gli antibiotici durante la procedura, è emerso che il rischio successivo di infezione dell’occhio era analogo nei due gruppi di pazienti. Il numero di casi era bassissimo in entrambi i gruppi (attorno a 4 casi ogni 10.000 operazioni).