I successi della gestione appropriata degli antibiotici

12 Giu 2025

FOCUS: Antibiotico resistenza

Uno dei modi per ridurre la diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici in ospedale è quello di fare riunioni periodiche che coinvolgano diversi operatori sanitari (clinici, infettivologi, microbiologi, infermieri etc) con l’obiettivo di rivalutare le terapie antibiotiche in corso nei tanti pazienti ricoverati.
Il dubbio è che queste attività, pur meritevoli, non abbiano poi una reale incidenza sulla pratica quotidiana. Ora uno studio condotto in due ospedali britannici aggiunge un tassello importante per il controllo dell’antimicrobico resistenza.

Che cos’è l’antimicrobial stewardship?

L’OMS considera la buona gestione degli antibiotici (nota comunemente tra i professionisti sanitari come antimicrobial stewardship) uno degli interventi più efficaci per contrastare la diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici. È dimostrato infatti che l’uso razionale e appropriato degli antibiotici rende più difficile la comparsa e quindi la diffusione dell’antibioticoresistenza.
Ma che cosa significa uso razionale e appropriato? Ecco alcuni dei comportamenti da adottare:

  • usare gli antibiotici solo quando veramente necessario, cioè in infezioni che non guarirebbero spontaneamente
  • usare gli antibiotici solo nelle infezioni batteriche, essendo inefficaci contro i virus
  • scegliere l’antibiotico da usare sulla base dei dati microbiologici (colture dei batteri) o comunque della situazione locale
  • usare gli antibiotici alle dosi appropriate, non più basse né più alte di quelle raccomandate
  • usare gli antibiotici per la minor durata possibile di giorni in rapporto all’infezione che si vuole curare
  • usare gli antibiotici secondo lo schema AWARE suggerito dall’OMS.

Che cosa ha dimostrato lo studio britannico?

In un ospedale d’oltremanica è stata iniziata un’attività per coinvolgere i professionisti sanitari esperti in materia in riunioni periodiche in cui valutare l’appropriatezza delle terapie antibiotiche in corso nei pazienti ricoverati. L’obiettivo era poi andare a vedere se queste riunioni avessero un effetto in termini di antibiotici somministrati e di durata dei ricoveri. Ma per avere un’idea ancora più precisa dell’efficacia di queste riunioni lo studio prevedeva un confronto con i dati registrati in un altro ospedale nel quale invece non sono state implementate queste riunioni periodiche.
Ebbene nel primo ospedale si è ridotto significativamente il ricorso a diversi antibiotici (ceftriaxone, ciprofloxacina, amoxicillina più acido clavulanico, meropenem, piperacillina più tazobactam) che erano stati in realtà prescritti in maniera inappropriata. Riduzione che non si è invece osservata nell’altro ospedale usato come controllo. Non solo, ma nella metà dei casi esaminati durante la riunione si arrivava a concludere che in effetti erano necessarie modifiche della terapia antibiotica in corso, che venivano poste in atto in tre quarti dei casi, seguendo i consigli emersi in questi incontri.
Infine, dato non trascurabile, la modifica della terapia antibiotica si associava a una ricaduta positiva anche sulla durata dei ricoveri che si è ridotta in media di mezza giornata nell’ospedale in cui erano state attivate le riunioni.

In pratica

Per contrastare la comparsa e la diffusione delle resistenze batteriche possono essere messe in atto anche modifiche semplici di quanto facciamo quotidianamente con gli antibiotici, ciò vale sia per i medici e gli ospedali, come dimostra questo studio britannico, sia per i comuni cittadini che dovrebbero sapere che:

  • non sempre per una malattia infettiva bisogna prendere un antibiotico
  • nel caso sia necessaria una terapia antibiotica bisogna seguire le raccomandazioni sul dosaggio e la durata della terapia date dal medico
  • non si devono usare, senza chiedere il consiglio del medico, antibiotici rimasti nel proprio armadietto dei medicinali per curare malattie precedenti.

Bibliografia

Eyre D, Pill G, et al. The impact of antimicrobial stewardship ward rounds on antimicrobial use and predictors of advice, uptake, and outcomes. J Infection 2025; https://www.journalofinfection.com/article/S0163-4453(25)00013-1/fulltext Conflitti di interesse:
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