Il problema della resistenza agli antibiotici si può risolvere soltanto se oltre agli operatori sanitari vengono coinvolti attivamente tutti i cittadini. È questa l’opinione di alcuni ricercatori britannici che pensano che si possa arginare la diffusione della antibiotico resistenza solo attraverso una vera e propria alleanza tra sanitari e cittadini.
Il peso della resistenza agli antibiotici
Se l’attuale tendenza all’espansione del numero di batteri resistenti ai farmaci non verrà in qualche modo ridotta, si stima che moriranno 1,9 milioni di persone all’anno dal 2050, soprattutto nei Paesi con minori risorse, ricordando che una morte su cinque causata da un batterio resistente agli antibiotici si verifica nei bambini sotto i cinque anni d’età e che la mortalità da germi resistenti nelle persone anziane sta rapidamente aumentando.
Questo panorama induce a prendere misure di immediata applicazione e si spera efficaci per cercare di controllare il fenomeno.
L’importanza del coinvolgimento attivo dei cittadini
Raggiungere questo obiettivo non è semplice, ma un ruolo chiave deve essere giocato dai cittadini, da coloro che usano gli antibiotici prescritti e che devono essere informati dell’importanza di seguire le indicazioni date dal medico e di non iniziare mai una terapia antibiotica senza averne prima chiesto il parere.
I ricercatori britannici hanno elencato alcuni punti fermi per coinvolgere i cittadini su questo tema:
- la resistenza agli antibiotici non è un problema che richieda semplicemente una soluzione da parte della scienza, ma un problema sociale, nel quale giocano un ruolo di primo piano i comportamenti e le scelte delle persone
- l’informazione dei cittadini è fondamentale, devono essere informati su che cosa sia la resistenza agli antibiotici, quanto sia diffusa, da che cosa sia generata e su quali comportamenti ne aumentino il rischio
- l’informazione al cittadino deve prevedere campagne nazionali e internazionali che chiariscano quali sono i rischi che ciascuno di noi corre se non si limita la diffusione della resistenza dei batteri, ma i dati statistici spesso fanno poca presa sui cittadini, per cui occorre umanizzare il problema, affiancando l’informazione tecnica al racconto delle storie di chi ha rischiato la vita a causa di un’infezione da germi resistenti o dei familiari che hanno perso una persona cara per questo motivo
- l’informazione, pur importante, non è però sufficiente perché pone il cittadino in un ruolo passivo, occorre invece coinvolgere i cittadini in modo che abbiano un ruolo attivo. Come? Facendo sì che i cittadini e le loro associazioni siano partecipi in tutte le fasi, dalla ricerca fino alle scelte di politica sanitaria, portando il proprio contributo e le proprie attese.