Con l’avanzare dell’età è frequente il ricorso a farmaci come benzodiazepine e altri ipnotici per il trattamento dell’insonnia a breve termine, anche se spesso vengono usati inappropriatamente per lunghi periodi. È noto e lo ricordano chiaramente anche le avvertenze presenti nei foglietti illustrativi che questi farmaci possano influenzare i riflessi, la vigilanza e il tempo di reazione anche alla guida (abbiamo parlato di farmaci e di come influenzano le capacità di guida anche in questa news Polifarmacoterapia e sicurezza al volante). Ma quanti anziani coinvolti in incidenti stradali ne fanno uso? E il loro impiego incide sulla gravità delle lesioni riportate?
Uno studio per capire il legame tra ipnotici e incidenti stradali
Uno studio canadese condotto in 17 Dipartimenti di emergenza del Paese tra il 2018 e il 2023 ha provato a rispondere a queste domande. I ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue di quasi 1.500 guidatori di età pari o superiore a 65 anni coinvolti in collisioni con veicoli a motore, cercando tracce di benzodiazepine, altri farmaci ipnotici, alcol e depressivi del sistema nervoso centrale.
La necessità di ricovero ospedaliero è stata invece utilizzata come indicatore di lesioni gravi.
L’uso di ipnotici tra gli anziani coinvolti in incidenti
I risultati mostrano che l’uso di ipnotici è tutt’altro che infrequente: l’11,8% dei conducenti è infatti risultato positivo. Tra questi, i farmaci più rilevati sono stati:
- ipnotici non benzodiazepinici (41,3%)
- benzodiazepine a durata d’azione prolungata (33,7%)
- benzodiazepine a durata d’azione intermedia (27,3%)
- benzodiazepine a durata d’azione breve (5,8%).
Molti anziani assumevano contemporaneamente anche antidepressivi (40,1%), oppioidi (18,6%), antistaminici (10,5%) e antipsicotici (8,7%).
Nonostante i possibili effetti negativi dei farmaci sulla guida, non è emersa però alcuna differenza significativa nel rischio di ricovero ospedaliero – indicatore di trauma grave – tra chi aveva assunto ipnotici e chi no.



