In Italia la pandemia di COVID-19 ha avuto conseguenze rilevanti anche sull’antibiotico resistenza, pur essendo una malattia virale.
L’importanza delle raccomandazioni
Nel periodo massimo della pandemia tutte le attenzioni erano concentrate su questa malattia, per cui nei pazienti che dovevano essere ricoverati per le forme più gravi di COVID-19 molte altre pratiche sanitarie sono passate in secondo piano. Tra queste si ipotizza che siano state meno applicate le raccomandazioni sanitarie per una prescrizione appropriata degli antibiotici (antimicrobial stewardship).
Un gruppo di ricercatori delle Marche si è posto l’obiettivo di valutare se ciò sia realmente accaduto, se cioè negli ospedali italiani nel periodo pandemico sia aumentato il numero di casi di infezioni associate all’assistenza sanitaria (quelle cioè che si acquisiscono in ospedale) e se la percentuale di batteri resistenti agli antibiotici sia aumentata nello stesso periodo.
I risultati dello studio
Sono stati ricercati in letteratura scientifica gli studi che avevano registrato i dati di frequenza delle infezioni ospedaliere e di resistenza dei batteri in ospedali italiani. La revisione ha identificato in tutto 15 studi per un totale di oltre 80.000 pazienti e ne ha analizzato i dati, che non lasciano spazio a dubbi.
Oltre a osservare un aumento delle infezioni acquisite in ospedale (dati relativi solo a quattro studi), si è avuto un aumento delle resistenze sia dei batteri Gram negativi (aumento variabile a seconda degli studi tra l’uno e il 45%) sia dei batteri Gram positivi (aumento variabile a seconda degli studi fra l’uno e l’81%).