La prescrizione degli antibiotici negli studi odontoiatrici

La prescrizione di un antibiotico dopo un intervento odontoiatrico è ancora frequente. Le linee guida forniscono ora indicazioni chiare rispetto a quando usare o meno la terapia antibiotica, ma i dati provenienti da vari Paesi indicano che non c’è una uniformità di comportamento, con il rischio di fare in alcuni casi una prescrizione inappropriata e di aumentare così i fenomeni di antimicrobico resistenza. Al riguardo l’OMS stima che nel 2050 ci saranno nel mondo 1,27 milioni di morti dovute all’antimicrobico resistenza, ciascuno perciò deve e dovrà fare la sua parte per arginare questa epidemia.
La stessa FDI World Dental Federation ha stimato che circa il 10% di tutte le prescrizioni di antibiotici a pazienti ambulatoriali venga fatto da odontoiatri, sia come prevenzione sia come trattamento, per esempio negli ascessi dentali, nelle malattie della polpa e del tessuto periapicale, nella periodontite apicale cronica, nell’osteonecrosi della mandibola.
Una revisione di scopo ha identificato i lavori pubblicati in letteratura nei quali erano registrati i dati di prescrizione degli antibiotici da parte degli odontoiatri. Sono stati selezionati 15 studi provenienti da 12 Paesi (Inghilterra, Brasile, Germania, Croazia, Norvegia, Corea del Sud, Scozia, Svezia, Giappone, Belgio, Australia e Kosovo) in quattro continenti. Si usava come unità di misura la DDD (dose di farmaco al giorno per mille abitanti). Nella maggior parte dei Paesi la DDD degli odontoiatri era sotto 2,11, ma in alcuni Paesi, come la Corea, era inaccettabilmente alta (6,97 DDD). Nella maggior parte dei Paesi gli antibiotici più prescritti erano i betalattamici.