L’acido acetilsalicilico potrebbe ridurre il rischio di metastasi

25 Ago 2025

FOCUS: Oncologia

L’azione antiaggregante dell’acido acetilsalicilico potrebbe essere sfruttata per ridurre il rischio di metastasi cerebrali nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule.

Le ricerche sulla formazione di metastasi

Il meccanismo di formazione delle metastasi è oggetto di continue ricerche nella prospettiva di trovare terapie che ne riducano il rischio. Alcune di queste hanno concentrato l’attenzione sul ruolo svolto dalle piastrine nei processi di metastatizzazione, arrivando a stabilire una duplice azione pro metastatica svolta dai trombociti. Da un parte il tumore attiva le piastrine e in questa fase si formerebbe un complesso tra piastrine e cellule tumorali tale per cui le cellule tumorali circolanti sarebbero in questo modo meno attaccabili dalle cellule natural killer dell’organismo e sfuggirebbero ai controlli del sistema immunitario. In secondo luogo le piastrine faciliterebbero la comparsa di metastasi aumentando l’adesione vascolare, lo stravaso delle cellule neoplastiche e la creazione di una vera e propria nicchia metastatica.

I risultati dello studio spagnolo

Sulla base di questi dati sperimentali, alcuni oncologi spagnoli hanno deciso di valutare se la somministrazione di un farmaco antiaggregante come l’acido acetilsalicilico potesse bloccare questa azione pro metastasi delle piastrine. Hanno così realizzato uno studio osservazionale retrospettivo analizzando i dati di 650 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule, valutando a posteriori la correlazione tra uso di antiaggreganti e comparsa di metastasi cerebrali.
I pazienti, che erano stati trattati con l’antiaggregante per altri motivi, anzitutto di protezione cardiovascolare, avevano in effetti un minor rischio di sviluppare metastasi cerebrali durante il decorso della malattia (6,9% rispetto a 20,0%, p<0,001), inoltre il tempo di comparsa di una metastasi cerebrale era significativamente più lungo nei trattati con l’antiaggregante (77,5 mesi rispetto a 62,6 mesi, p<0,001). Infine i pazienti che erano già in trattamento con acido acetilsalicilico al momento della diagnosi di tumore del polmone meno spesso avevano metastasi cerebrali al momento della diagnosi (3,9% rispetto a 12,1%, p=0,014), così come non ci sono stati casi di metastasi cerebrali nei pazienti in cui era stata iniziata la terapia antiaggregante subito dopo la diagnosi di tumore.

In pratica

Lo studio spagnolo ha il difetto di essere retrospettivo e per questo motivo i risultati potrebbero esser influenzati da diversi fattori di confondimento, occorre quindi ora valutare questa ipotesi in studi controllati e randomizzati che confrontino la somministrazione dell’acido acetilsalicilico (a quale dosaggio?) con il placebo rispetto alla comparsa di metastasi cerebrali. I dati riportati sono comunque sufficienti per indagare in tal senso e per decidere nella pratica clinica corrente se somministrare a questi pazienti l’acido acetilsalicilico, tenendo sempre presente il rapporto rischi-benefici.

Bibliografia

Martin-Abreu C, Garcia-Gil M, et al. Antiplatelet therapy mitigates brain metastasis risk in non-small cell lung cancer: insights from a comprehensive retrospective study. Cancers 2025; https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12248695/ Conflitti di interesse:
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