Secondo quanto emerge da uno studio condotto negli Stati Uniti, una buona copertura vaccinale può contribuire a ridurre l’uso degli antibiotici e, di conseguenza, a contrastare l’antimicrobico resistenza.
Lo studio ha preso in esame i dati di 6 milioni e 700 mila bambini sotto i 5 anni d’età, analizzando l’adesione alle vaccinazioni contro pneumococco, Haemophilus influenzae di tipo b, difterite-tetano-pertosse e influenza e l’uso di antibiotici, inclusi i casi di infezioni respiratorie trattate con antibiotici nel periodo tra il 2000 e il 2019.
La percentuale di bambini che ha ricevuto tutti i vaccini è aumentata a partire dal 2004, primo anno in cui sono stati raccomandati tutti e quattro, passando dal 32,5% al 66,7% nel 2019. Nel periodo considerato, le prescrizioni complessive di antibiotici si sono ridotte da 1,89 a 1,01 per anno-persona, con i cali più significativi per i macrolidi (-73,3%) e per gli antibiotici ad ampio spettro (-57,0%). Anche le infezioni respiratorie trattate con antibiotici sono scese da 2,43 a 1,61 episodi per anno-persona, con le riduzioni più marcate per la sinusite (-64,7%) e la faringite (-39,8%).
La vaccinazione come strumento di sanità pubblica
Sebbene lo studio non consenta di stabilire un nesso causale diretto tra la vaccinazione e la riduzione delle prescrizioni di antibiotici, i dati mostrano un’associazione tra una maggiore adesione ai programmi vaccinali e un minore ricorso a questi farmaci. Nei bambini più piccoli, infatti, le infezioni virali possono predisporre a sovrainfezioni batteriche o indurre prescrizioni “precauzionali” di antibiotici, contribuendo così al rischio di sviluppo di antimicrobico resistenza.
I risultati dello studio sono in linea con quanto emerso da altre ricerche, per approfondire puoi leggere anche la News “I vaccini riducono i rischi di resistenza agli antibiotici”.