Secondo uno studio controllato e randomizzato giapponese si può dimezzare la dose di olanzapina usata come antiemetico per ridurre la frequenza degli effetti collaterali e in particolare della lieve sedazione che è solita dare.
Nausea e vomito da chemioterapia
Come noto alcuni chemioterapici hanno un alto potere emetogeno, per cui prima della loro somministrazione si è soliti ricorrere a una terapia preventiva che prevede tre farmaci: uno steroide, un inibitore della 5 idrossitriptamina e l’aprepitant, quest’ultimo somministrato anche nei giorni successivi. Si è visto che l’aggiunta dell’olanzapina, somministrata a domicilio, dopo la conclusione del ciclo chemioterapico per via endovenosa, riduce ulteriormente il rischio di nausea e vomito, a fronte però di un aumentato rischio di sedazione. Per questo motivo si è pensato di valutarne l’efficacia dimezzandone la dose (5 mg invece di 10 mg).
Il disegno dello studio
Sono state arruolate nello studio controllato e randomizzato 500 donne con tumore della mammella in stadio I-III, mai trattate prima con una chemioterapia altamente emetogena, sottoposte a un ciclo chemioterapico per via endovenosa con antracicline e ciclofosfamide. Tutte venivano trattate preventivamente con la tripletta di farmaci antiemetici mentre entro cinque ore dal rientro al domicilio, una volta finito il ciclo, venivano assegnate all’olanzapina per bocca (5 mg al giorno per 4 giorni) oppure al placebo.
L’esito primario di efficacia era la percentuale di pazienti con una risposta completa, definita come assenza di vomito e nausea: si aveva una risposta completa nel 58,1% delle donne trattate con l’olanzapina rispetto al 35,5% di quelle che avevano ricevuto il placebo (p<0,0001). Gli effetti sedativi erano analoghi nei due gruppi di pazienti, ma nel 2% delle trattate con olanzapina veniva segnalata una sonnolenza e nell’1% difficoltà di concentrazione, rispetto a nessuna nel gruppo placebo.