L’implementazione di politiche sanitarie mirate al contenimento dell’uso degli antibiotici basato sull’appropriatezza e al contrasto dell’antimicrobico resistenza sembra essere efficace nel lungo periodo per ridurre la diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici.
Le politiche sanitarie virtuose
Considerato l’alto numero di vittime dovute a batteri antibiotico resistenti e le previsioni catastrofiche dell’OMS per il 2050 sulla diffusione di questi germi in continuo aumento (1,27 milioni di morti al mondo nel solo 2019), l’attivazione di politiche sanitarie mirate è fondamentale.
Queste devono comprendere varie azioni a diversi livelli, dall’avere un piano sanitario nazionale mirato all’antimicrobico resistenza all’adottare un approccio One Health, in cui salute umana, salute animale e salute ambientale sono un tutt’uno, al formare il personale sanitario su questi temi in modo da sensibilizzarlo riguardo all’uso appropriato degli antibiotici, a strategie che mirano a ridurre l’uso di antibiotici, a programmi di sorveglianza in grado di identificare l’andamento della resistenza dei vari microbi nelle diverse aree, a iniziative di prevenzione, non solo di diffusione delle vaccinazioni ma anche di riduzione del rischio infettivo, alle iniziative di educazione sanitaria verso i cittadini.
La domanda è se l’implementazione di tutti questi interventi possa davvero essere efficace per ridurre la diffusione dell’antibiotico resistenza.
Che cosa accade nel mondo
Uno studio internazionale ha valutato i risultati sul campo dell’implementazione di politiche sanitarie volte a ridurre l’antimicrobico resistenza in 73 Paesi, compresa l’Italia, confrontando i dati del 2000, quando queste politiche erano ancora lontane dall’essere anche solo pensate, con quelli del 2023. Gli indicatori valutati erano l’andamento dell’uso di antibiotici nella popolazione, i tassi di resistenza dei batteri e un indice di resistenza ai farmaci. Ebbene tutti questi indici con il passare del tempo sono migliorati: si è ridotto il ricorso agli antibiotici e di conseguenza si è ridotta anche la diffusione della resistenza agli antibiotici. Questi dati sono confortanti ma sottolineano come sia importante l’impegno delle autorità sanitarie. Nell’indagine sono emerse differenze sostanziali tra i vari Paesi.
Come siamo messi in Italia?
L’Italia esce globalmente bene da queste ricerche. L’attivazione del PNCAR, il Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico Resistenza, a partire dal 2017 ha delineato una strategia e messo in atto una serie di attività volte a contenere la diffusione dei batteri resistenti nell’ambito di una visione One Health. La strategia prevede quattro aree orizzontali e tre pilastri verticali:
Aree orizzontali
- Formazione
- Informazione, comunicazione e trasparenza
- Ricerca, innovazione e bioetica
- Cooperazione nazionale e internazionale
Pilastri verticali
- Sorveglianza e monitoraggio integrato dell’antibiotico resistenza, dell’utilizzo di antibiotici, delle infezioni correlate all’assistenza e monitoraggio ambientale.
- Prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza in ambito ospedaliero e comunitario e delle malattie infettive e zoonosi.
- Uso appropriato degli antibiotici in ambito sia umano sia veterinario e corretta gestione e smaltimento degli antibiotici e dei materiali contaminati.



