La menopausa è una fase naturale della vita di ogni donna che in genere si presenta tra la fine dei 40 e l’inizio dei 50 anni. Sebbene si tratti di un passaggio fisiologico, per molte donne comporta sintomi disturbanti: dalle vampate di calore al sonno irregolare, agli sbalzi d’umore, a difficoltà nella vita sessuale, tanto che molte donne chiedono al medico una cura per ovviare alla situazione.
Ma quali sono i trattamenti più utilizzati a questo scopo e quante donne, una volta iniziati, li continuano nel tempo?
A queste domande ha cercato di rispondere uno studio che ha analizzato i dati di oltre 1,6 milioni di donne tra i 40 e i 65 anni provenienti da tre Paesi (Stati Uniti, Regno Unito e Germania), seguite dal 2009 al 2022.
Le terapie più prescritte in menopausa
Circa un terzo delle donne ha ricevuto almeno una prescrizione per la gestione dei sintomi della menopausa nel periodo di studio (38,8% negli Stati Uniti, 33,4% nel Regno Unito, 28,8% in Germania). Ciò significa che due terzi delle donne o non si sono rivolte al medico riuscendo a tollerare bene i sintomi, o hanno fatto ricorso ad altri rimedi.
Le terapie più prescritte sono state:
- la terapia ormonale sostitutiva (in quasi un caso su due negli Stati Uniti e nel Regno Unito e in oltre il 90% delle donne in Germania) che consente una riduzione delle vampate e un miglioramento dei sintomi legati al calo ormonale della menopausa
- le benzodiazepine, molto usate negli Stati Uniti (da una donna su quattro) e meno nei Paesi europei, che oltre a contenere l’eventuale ansia vengono usate contro l’insonnia
- gli antidepressivi, molto usati dalle donne del Regno Unito (una su tre ne ha fatto ricorso) e meno negli altri Paesi, che vengono prescritti per contrastare appunto i sintomi umorali.
L’interruzione precoce e le modifiche della terapia
Dall’analisi dei dati dello studio emerge che in molti casi le donne che hanno iniziato una terapia poi non la proseguono oltre i sei mesi. Questo da un lato è positivo perché significa che i sintomi si sono risolti o che si è fatto un uso appropriato dei farmaci (per esempio l’uso delle benzodiazepine per l’insonnia è raccomandato solo per poche settimane e poi va interrotto per non creare dipendenza), ma dall’altro indica che spesso le donne non hanno trovato la soluzione ai propri problemi, visto che poi cercano altre terapie.
A sei mesi dall’inizio della terapia:
- otto donne su dieci hanno interrotto la terapia ormonale sostitutiva, che andrebbe invece prolungata per un periodo maggiore di tempo, limitandone comunque la durata per il rischio di tumore della mammella
- sette donne su dieci hanno interrotto gli antidepressivi
- praticamente tutte non prendevano più le benzodiazepine.
Riguardo al passaggio ad altre terapie sono emerse differenze tra i vari Paesi: negli Stati Uniti e nel Regno Unito le donne tendono di più a variare la terapia, mentre in Germania, dove la terapia ormonale resta la scelta predominante, le donne tendono a mantenerla più a lungo.