Tra i residenti in strutture di lungodegenza, la deprescrizione dei farmaci antipertensivi non sembra aumentare il rischio di infarto cardiaco e ictus
A volte si può ridurre la terapia antipertensiva senza intaccarne l’efficacia


Tra i residenti in strutture di lungodegenza, la deprescrizione dei farmaci antipertensivi non sembra aumentare il rischio di infarto cardiaco e ictus
Tra i residenti in strutture di lungodegenza, la deprescrizione dei farmaci antipertensivi non sembra aumentare il rischio di infarto cardiaco e ictus
Pubblichiamo oggi il primo numero dei Minidossier di COSIsiFA, dedicato alla gestione della terapia farmacologica nell’anziano, con particolare attenzione alla revisione dei farmaci e alla deprescrizione
Con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della polifarmacoterapia diventa sempre più importante gestire in modo personalizzato i farmaci negli anziani. La revisione della terapia farmacologica e la deprescrizione sono strumenti chiave per ridurre i rischi legati ai farmaci inappropriati e migliorare l’aderenza alle terapie. Nonostante la loro efficacia però queste pratiche non vengono applicate con regolarità. Qui un approfondimento sul tema.
Uno studio internazionale indaga l’opinione dei pazienti sulla polifarmacoterapia: molti sarebbero disposti a sospendere alcuni farmaci, soprattutto a causa degli effetti collaterali.
Eliminare o ridurre i farmaci non strettamente necessari migliora l’aderenza alle terapie, ma l’effetto su mortalità e ricoveri è ancora da chiarire.
Eliminare o ridurre i farmaci non strettamente necessari migliora l’aderenza alle terapie, ma l’effetto su mortalità e ricoveri è ancora da chiarire.
La sospensione mirata dei farmaci antipertensivi non essenziali o non appropriati può proteggere la funzione cognitiva e ridurre i rischi associati alla polifarmacoterapia.
Ridurre i farmaci per la pressione non strettamente necessari negli anziani può rallentare il declino cognitivo e diminuire i rischi da polifarmacoterapia.