Chemio-radioterapia neoadiuvante nel carcinoma dell’esofago

29 Apr 2025

FOCUS: Oncologia

Una buona risposta alla chemio-radioterapia neoadiuvante in caso di carcinoma dell’esofago localmente avanzato può suggerire di posticipare l’intervento chirurgico solo in caso di ripresa della malattia.
La prassi per i pazienti non immediatamente operabili è di proporre una chemio-radioterapia neoadiuvante per ridurre le dimensioni del tumore e procedere successivamente all’intervento chirurgico. Dopo tale trattamento una certa quota di pazienti ha una risposta completa, non essendo più rintracciabili cellule tumorali alle biopsie esofagee ed essendo negative sia l’ecografia sia la PET-CT. Da ciò è venuta l’idea di poter evitare l’intervento chirurgico a questi pazienti, proponendolo solo in caso di ricomparsa della malattia.
Uno studio multicentrico olandese di non inferiorità di fase 3 ha quindi verificato se la sorveglianza attiva, una volta fatta la chemio-radioterapia neoadiuvante, possa essere una valida alternativa alla chirurgia nei pazienti con risposta clinica completa dopo il trattamento.
L’esito primario valutato era la sopravvivenza globale a distanza di due anni dalla terapia. Dei 309 pazienti (78% uomini e 22% donne) inclusi nello studio, 198 sono stati randomizzati alla sorveglianza attiva e 111 all’intervento chirurgico di esofagectomia.
A distanza di due anni, la sopravvivenza globale era simile nei due gruppi di pazienti (74% con la sorveglianza attiva rispetto a 71% con l’intervento chirurgico) a dimostrare la non inferiorità della vigile attesa.
Sul piano della sicurezza, qualora l’intervento chirurgico diventasse necessario per una ripresa del tumore, le complicanze post operatorie si verificavano con la stessa frequenza dell’esofagectomia fatta subito dopo la terapia neoadiuvante.

In pratica

Nei pazienti con una buona risposta alla chemio-radioterapia neoadiuvante in caso di tumore dell’esofago localmente avanzato non è sempre necessario ricorrere all’intervento chirurgico. La sorveglianza attiva, in termini di sopravvivenza globale a due anni, consente infatti i medesimi risultati della chirurgia. Restano da verificare gli esiti su un più lungo arco di tempo, oltre i due anni dal trattamento iniziale.

Bibliografia

van der Wilk B, Eyck B, et al. Neoadjuvant chemoradiotherapy followed by active surveillance versus standard surgery for oesophageal cancer (SANO trial): a multicentre, stepped-wedge, cluster-randomised, non-inferiority, phase 3 trial. Lancet Oncol 2025; https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(25)00027-0/abstract Conflitti di interesse: