I farmaci per l’insonnia negli anziani di primo acchito non vanno usati, cercando di risolvere il disturbo del sonno in altro modo, ma quando necessari vanno usati in maniera appropriata e per periodi di tempo brevi.
Con l’avanzare dell’età, l’architettura del sonno cambia: diventa più frammentato, meno profondo e soggetto a frequenti risvegli. Non sorprende quindi che l’insonnia sia un disturbo molto comune tra gli anziani. In Italia si tende ancora a privilegiare l’approccio farmacologico a questo disturbo, ma è davvero la scelta più sicura ed efficace?
Nel sesto minidossier di COSIsiFA facciamo chiarezza su questo tema.
I farmaci per l’insonnia
Le benzodiazepine ad azione ipnotico-sedativa e i cosiddetti farmaci Z (perché iniziano con la lettera zeta: zolpidem, zopiclone e zaleplon) sono indicati per il trattamento a breve termine dell’insonnia. Il loro corretto impiego prevede un’assunzione per periodi di 2-4 settimane, alternate a periodi di sospensione, ma molti anziani finiscono per assumerli a dosi più elevate del previsto o cronicamente. Questo comportamento aumenta il rischio di tolleranza, cioè la necessità di assumere dosi sempre più alte per avere lo stesso effetto, e di dipendenza, che si manifesta come un bisogno forte e continuo di prendere il farmaco. Inoltre, cresce anche il rischio di cadute e fratture, con conseguenze particolarmente gravi soprattutto negli anziani.
Non manca poi il ricorso ad alternative off label, erroneamente ritenute più sicure. Parliamo, per esempio, del trazodone, un antidepressivo che in realtà aumenta il rischio di effetti indesiderati gravi nell’anziano, come ipotensione ortostatica, cadute e fratture. O ancora di integratori a base di melatonina o valeriana, spesso tra le prime opzioni considerate da chi soffre di disturbi del sonno, nonostante manchino prove che dimostrino la loro reale efficacia.
La prima scelta resta non farmacologica
Le linee guida internazionali parlano chiaro: la terapia cognitivo-comportamentale è il trattamento di prima linea per l’insonnia, a cui associare interventi sull’igiene del sonno, come evitare caffeina (caffè e tè), alcol, fumo e pasti abbondanti nelle ore serali, mantenere orari regolari per dormire e svegliarsi e limitare il tempo a letto alle sole ore di riposo notturno.
Semplici accorgimenti, spesso dati per scontati, ma che possono fare la differenza anche nel lungo periodo.