Troppi antibiotici nel mondo per gli animali d’allevamento

29 Ott 2025

FOCUS: Antibiotico resistenza

L’uso degli antibiotici negli animali rimane un grosso problema di salute pubblica che incide pesantemente sulla diffusione delle resistenze batteriche e quindi sulla scarsa efficacia degli antibiotici disponibili per la cura delle infezioni umane.
Ma quanto è diffuso questo uso e quanti antibiotici si ritrovano nei derivati animali (carni, latte, uova) che arrivano sulle nostre tavole? Una revisione analitica della letteratura scientifica ha scattato una fotografia della situazione mondiale.

Le norme dell’Unione Europea

Rispetto alle altre regioni del mondo l’Europa ha cercato di arginare l’uso degli antibiotici negli animali d’allevamento, emanando prima norme che impediscono l’uso di questi farmaci per promuovere la crescita degli animali, uso molto diffuso un tempo e ancora presente in molte aree del mondo, e successivamente, nel 2019 (con un regolamento entrato in vigore nel 2022), limitando ulteriormente l’uso degli antibiotici negli animali d’allevamento proibendo l’uso di molti antibiotici per la prevenzione delle malattie nell’animale.
Ciò garantisce il consumatore europeo, e in effetti indagini condotte sul territorio italiano hanno fornito dati confortanti al riguardo. Ma come noto i prodotti che arrivano sulle nostre tavole possono giungere da varie parti del mondo dove non ci sono regole così stringenti.

La situazione mondiale

Le concentrazioni di antibiotici nei cibi di origine animale variano tantissimo nei vari continenti, si passa da livelli record nel SudAmerica (125,19 μg/kg), ai 58,76 μg/kg dell’Asia agli 8,41 μg/kg dell’Europa. Differenze dovute alle diverse normative più o meno garantiste. Per sempio né in Cina né in Brasile è vietato l’uso degli antibiotici nell’animale da allevamento con lo scopo di aumentarne la crescita.
Gli antibiotici più spesso ritrovati negli alimenti di derivazione animale sono quelli più usati anche nell’uomo e cioè i betalattamici (penicillina e derivati), gli aminoglicosidi, le sulfonamidi e i chinoloni. I cibi più a rischio sono risultati i pesci, seguiti dalle uova, dalla carne di pollo e dal latte di mucca.

In pratica

Nel mondo c’è ancora un uso smodato di antibiotici negli allevamenti di bestiame, somministrati non solo per curare eventuali infezioni nell’animale, ma anche a scopo preventivo per ridurre il rischio di infezioni diffuse o ancora a scopo di stimolo della crescita. Se è vero che la normativa europea è stringente al riguardo, è altrettanto vero che nelle altre parti del mondo è molto più lassa, consentendo così la diffusione delle resistenze batteriche che si riflettono pesantemente quando si devono curare infezioni gravi nell’uomo.
Il fenomeno dell’antimicrobico resistenza va visto a livello globale, in una visione unitaria (one health) in cui la salute umana, animale e ambientale sono un tutt’uno.

Bibliografia

Angeles-Hernandez J, del Castillo D, et al. Multivariate approach to antimicrobial residue concentrations in animal-derived products: an analytical review. Vet Med Sci 2025; https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC11920730/ Conflitti di interesse:
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