Gli interventi educativi diretti al paziente possono aiutare a ridurre o sospendere benzodiazepine e farmaci Z negli anziani anche se hanno un inizio di compromissione cognitiva.
I farmaci ipnoinducenti sono ampiamente prescritti agli anziani, anche in presenza di deficit cognitivi, per il trattamento dell’insonnia. Ne è dimostrata l’efficacia a breve termine, ma spesso vengono somministrati in cronico a lungo termine e non si trova il modo di deprescriverli spesso anche per le resistenze al riguardo del paziente. Poiché sono ben documentati gli eventi avversi dei farmaci per l’insonnia nell’anziano, tra cui cadute, fratture e ricoveri, la deprescrizione, con la riduzione o sospensione graduale e controllata del farmaco, può essere un’opzione clinicamente importante.
Gli interventi non farmacologici nella deprescrizione
Una revisione sistematica ha cercato di capire se gli interventi non farmacologici rivolti direttamente ai pazienti possano favorire la deprescrizione di benzodiazepine e farmaci Z.
Complessivamente sono state incluse 17 pubblicazioni relative a 16 studi condotti in contesti diversi: ospedalieri, comunitari e residenziali per anziani. Solo uno di questi studi ha riguardato persone con compromissione cognitiva.
Gli interventi valutati comprendevano:
- educazione scritta (opuscoli informativi, lettere)
- educazione verbale (colloqui, consulenze)
- interventi multicomponente che combinavano strategie educative con momenti di supporto psicologico, come tecniche di rilassamento e consulenze.
Educare aiuta a deprescrivere farmaci Z e benzodiazepine
Tutti gli studi hanno riportato una certa percentuale di successo nella deprescrizione, seppur con un’ampia variabilità nei risultati:
- l’istruzione scritta da sola ha portato tassi di deprescrizione tra il 13% e il 72%
- l’educazione scritta e verbale combinata ha raggiunto tassi di deprescrizione fino al 57%
- gli interventi multicomponente hanno mostrato tassi di successo compresi tra il 9% e il 100%.
Nello studio che ha analizzato gli effetti di questi interventi negli anziani con deficit cognitivo lieve è pure stato registrato un effetto positivo sulla deprescrizione anche se con percentuali inferiori.