Tra i residenti in strutture di lungodegenza, la deprescrizione dei farmaci antipertensivi non sembra aumentare il rischio di infarto cardiaco e ictus
A volte si può ridurre la terapia antipertensiva senza intaccarne l’efficacia


Tra i residenti in strutture di lungodegenza, la deprescrizione dei farmaci antipertensivi non sembra aumentare il rischio di infarto cardiaco e ictus
L’uso concomitante di più antipsicotici è sempre più frequente, ma può comportare rischi anche gravi e pertanto va valutato con attenzione
Pubblichiamo oggi il primo numero dei Minidossier di COSIsiFA, dedicato alla gestione della terapia farmacologica nell’anziano, con particolare attenzione alla revisione dei farmaci e alla deprescrizione
La polifarmacoterapia si associa a un aumento della sonnolenza negli anziani con ricadute negative sulla qualità della vita e sull’autonomia personale
Con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della polifarmacoterapia diventa sempre più importante gestire in modo personalizzato i farmaci negli anziani. La revisione della terapia farmacologica e la deprescrizione sono strumenti chiave per ridurre i rischi legati ai farmaci inappropriati e migliorare l’aderenza alle terapie. Nonostante la loro efficacia però queste pratiche non vengono applicate con regolarità. Qui un approfondimento sul tema.
Nel 2024 in Europa sono stati approvati 114 nuovi farmaci, trainati dagli antitumorali. Le previsioni per il 2025 sembrano confermare questa tendenza
Nel nostro Paese manca un approccio comune alla gestione della polifarmacoterapia inappropriata, affidata a interventi locali e non coordinati
Non sempre i farmaci prescritti hanno un rapporto benefici/rischi favorevole, con possibili ricadute negative sia sulla salute sia sulla spesa pubblica sanitaria.
Sempre più anziani in Europa prendono quotidianamente cinque farmaci o più, con un uso preoccupante di inibitori di pompa protonica e benzodiazepine.
Soprattutto nelle persone fragili o con malattia renale, l’uso dei gabapentinoidi come antidolorifici richiede cautela per l’aumento del rischio di frattura dell’anca.
Negli anziani in buona salute e fisicamente attivi, l’integrazione di vitamina D e omega 3 non comporta benefici per la salute muscolare e la prevenzione della sarcopenia.
Nei pazienti con fibrillazione atriale giunti in Pronto soccorso aumenta il rischio di interazioni tra farmaci già assunti e farmaci nuovi.
Nelle persone con demenza, la polifarmacoterapia aumenta il rischio di avere reazioni avverse e di essere ricoverate in ospedale.
Uno studio internazionale indaga l’opinione dei pazienti sulla polifarmacoterapia: molti sarebbero disposti a sospendere alcuni farmaci, soprattutto a causa degli effetti collaterali.
Negli anziani seguiti in assistenza domiciliare che prendono molti farmaci aumenta significativamente il rischio di cadute.
La somministrazione simultanea dei vaccini adiuvati contro l’herpes zoster e l’influenza è sicura negli anziani.
La semaglutide, oltre a favorire la perdita di peso, potrebbe ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare nelle persone obese con artrosi del ginocchio.
Il numero di anziani che vivono con malattie croniche e prendono più farmaci è aumentato negli ultimi vent’anni.
L’assunzione nell’anziano di più farmaci al giorno può interferire con le capacità di guida, aumentando il rischio di incidenti stradali.
Semplificare la terapia, riducendo ove possibile il numero di compresse da prendere ogni giorno, sembra favorire un migliore controllo della pressione arteriosa.
Le opinioni di pazienti, medici e farmacisti sull’uso contemporaneo di più farmaci non sempre coincidono e spiegano la difficoltà di procedere a una riduzione ragionata dei medicinali.
Sono sempre di più le persone con diabete di tipo 2 che assumono più farmaci simultaneamente, rendendo essenziale una gestione attenta e condivisa delle terapie.
Adottare uno stile di vita sano riduce il rischio di prendere più farmaci, migliorando la qualità della vita e diminuendo la mortalità.
Negli anziani in chemioterapia l’uso di più farmaci aumenta il rischio di interazioni farmacologiche che possono compromettere l’efficacia e la sicurezza delle cure.
Eliminare o ridurre i farmaci non strettamente necessari migliora l’aderenza alle terapie, ma l’effetto su mortalità e ricoveri è ancora da chiarire.
La risposta ai farmaci ipnotici sembra variare con l’età, risultando più ridotta negli anziani rispetto ai giovani e rendendo fondamentale una terapia personalizzata che tenga conto di rischi e benefici
Ridurre i farmaci per la pressione non strettamente necessari negli anziani può rallentare il declino cognitivo e diminuire i rischi da polifarmacoterapia.